Canzo (Como), 23 novembre 2019 - In comune avevano una sola cosa: l’indigenza economica. Era questo il criterio che spingeva Adriano Nuciforo, quarantunenne gestore dell’Hotel Volta di Canzo, ad assumerli. O meglio, ad acconsentire che lavorassero nell’albergo, visto che non era previsto nessun contratto, nessuna formazione, prevenzione sanitaria o assegnazione degli incarichi in base all’effettiva capacità. Tutti facevano un po’ tutto, pagati tra i 50 centesimi e i 2 euro all’ora, o magari nemmeno quello, quando potevano beneficiare di vitto e alloggio, che andava a pareggiare qualunque altra forma di compenso.
Era lui a fare i colloqui e a scegliere chi prendere con sé, selezionando chi rispondeva agli annunci on line o si presentava con il passaparola. Da marzo a mercoledì, quando i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Como lo hanno arrestato per sfruttamento del lavoro e messo i sigilli alla struttura, sono state individuate nove persone, alcune delle quali ascoltate nell’immediatezza. Ora è al Bassone in attesa dell’interrogatorio di convalida. «Ero addetta alle pulizie e cameriera ai tavoli», ha raccontato una donna, disoccupata e con una figlia piccola, che alle spalle ha due settimane di lavoro all’Hotel Volta. «Nuciforo mi ha proposto una prova di un mese senza contratto, con la promessa di assumermi. Ho anticipato 100 euro per acquistare i detersivi, perché non c’erano. Non ho fatto riposi, sono stata pagata solo 100 euro, che di fatto erano la restituzione dei soldi anticipati per i materiali».
Un’altra donna ha raccontato ai carabinieri di aver lavorato due settimane «svolgendo ogni tipo di mansione: pulizia delle camere, servizio ai tavoli, lavanderia, reception, con orari che andavano dalle 10 alle 24 di notte, per un totale di 14 ore al giorno». Un altro lavoratore, che già nei giorni precedenti si era rivolto ai carabinieri di Asso segnalando cosa accadeva nell’albergo, ha raccontato che lavorava senza retribuzione dal luglio, in cambio del solo vitto e alloggio dalle 5.30 del mattino alle 21.30, con un’ora di pausa al mattino e due al pomeriggio.
«Prima pulivo, poi passavo alla cucina, poi pulivo le stoviglie e sistemavo la sala, per poi dedicarmi alla preparazione della cena. Mangiavo mentre lavoravo. Non ho mai fatto il cuoco, qui mi è capitato di dover preparare anche per dieci persone, e in quel caso mi ha aiutato Nuciforo. La sera si fermava al bar, e mi toccava servire anche lui». Una cucina in cui era stata sospesa l’erogazione del gas, e che si alimentava a bombole gpl. È stata sentita una delle tre donne straniere che hanno lavorato per il quarantunenne, l’unica priva di permesso di soggiorno: «Lo avevo detto a Nuciforo – ha dichiarato – lui mi ha risposto che non c’era problema, e che mi avrebbe regolarizzata più avanti. Ho lavorato ininterrottamente per un mese e mezzo, facendo la receptionist, la cameriera, la lavapiatti e le pulizie per 8 ore al giorno. Non avevo ferie né malattia. Ho preso 160 euro per la settimana di prova e 400 per il resto. A settembre mi ha offerto di soggiornare gratuitamente in una stanza. A inizio ottobre, oltre alle solite offese, sono stata aggredita a calci e colpita con una catena a cui era legato un mazzo di chiavi». Era intervenuta l’ambulanza, poi la donna si era presentata dai carabinieri di Asso a sporgere denuncia. Da quel momento, le attenzioni si erano concentrate sull’albergo, in attività nonostante la sospensione giunta a settembre, quando l’Ispettorato del Lavoro aveva scoperto due lavoratori in nero. Ma Nuciforo si era limitato a chiudere la porta di ingresso principale, facendo passare il personale e i pochi clienti da una porta laterale.