
Il carcere del Bassone ospita più del doppio dei detenuti previsti dalla sua capienza
Como, 19 aprile 2025 – Un regolamento di conti pianificato da giorni e messo in atto venerdì 18 aprile intorno all’una del pomeriggio, approfittando del momento in cui i detenuti si spostano dalle camere, scortati dagli agenti, per le attività pomeridiane previste negli istituti penitenziari. Un gruppo di detenuti albanesi, circa dieci, ha tentato di raggiungere l’ala del carcere comasco del Bassone in cui si trovano reclusi i detenuti marocchini per mettere in atto una vera e propria rappresaglia armati di mazze rudimentali costruite in cella nei giorni precedenti.

Cos’è successo
Stanno per raggiungere il gruppo, ma vengono bloccati in tempo da 4 agenti della Polizia penitenziaria. Un’azione di contenimento, che ha raggiunge l’obiettivo di impedire una violentissima rissa che sarebbe certamente finita nel sangue fra due etnie che si odiano, ma a pagarne il pezzo sono proprio i poliziotti: i quattro intervenuti ricevono sulla schiena, e uno di loro anche sul capo, i colpi menati dagli albanesi armati di mazze. Dovranno ricorrere alle cure dell’infermeria del carcere e all’ospedale Sant’Anna, per loro prognosi variabili fra i 4 e i 7 giorni. Ma poteva andare a finire decisamente peggio, se soltanto uno dei poliziotti fosse stato colpito in modo più violento alla nuca. E anche grazie all’arrivo di personale di rinforzo da Milano. Sei dei dieci albanesi sono stati trasferiti in altre carceri, a Opera, Vigevano e Cremona.
Situazione esplosiva
"Non sono ancora chiari i motivi che hanno scatenato questa rappresaglia degli albanesi – commenta Giovanni Savignano –. Si tratta con ogni probabilità di vecchie ruggini fra bande rivali e che da sempre si odiano. Quel che è grave è che il gruppo che è andato a “cercare” i maghrebini era armato di mazze rudimentali, probabilmente realizzate con i piedi dei letti che sono stati modificati e adattati. A volte vengono usati addirittura come ganci per le evasioni. Da anni come sindacato denunciamo le condizioni “esplosive” delle carceri lombarde, dove la situazione è da tempo allo sbando, mentre l’Amministrazione centrale a cui chiediamo da tempo d’intervenire, in primis con un rafforzamento degli organici di polizia, e di figure professionali adatte a trattare detenuti con patologie psichiatriche, ma non fa nulla”.

Sovraffollamento
Se tutte le carceri della regione sono in condizioni estremamente critiche, fra tassi di sovraffollamento insopportabili, presenza di detenuti con gravi problemi psichiatrici e mancanza di un numero adeguato di agenti – il rapporto dovrebbe essere di un agente ogni due detenuti – il Bassone di Como riesce a superare ogni ulteriore record in negativo. “Al Bassone il numero dei detenuti supera del 200 per cento quello che dovrebbe essere il limite massimo – denuncia ancora Savignano – mentre l’organico di polizia è sotto del 35%”. In altre parole, nella struttura comasca ci sono 440 detenuti (fra uomini, donne e transessuali) quando la capienza regolamentare è di 226 posti.

La denuncia del sindacato
Su quanto è successo al Bassone è intervenuto anche il sindacato Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria): “Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri – tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni – è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato – sono le parole del suo segretario, Donato Capece –. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più e ha assoluta necessità di interventi urgenti. Sono anni che come sindacato denunciamo la necessità di espellere i detenuti stranieri dall’Italia, detenuti che sono oggi quasi 20mila a fronte delle oltre 62mila presenze, e che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto”.