ROBERTO CANALI
Cronaca

A Erba l'addio a Castagna, l'uomo del perdono: "Grazie Carlo"

Tantissimi erbesi si sono stretti attorno ai familiari di Castagna che nella strage di via Diaz perse figlia, moglie e nipote. Perdonò i carnefici

L'addio a Carlo Castagna (Cusa)

Erba (Como), 29 maggio 2018 - Ancora una volta le telecamere dei telegiornali e gli inviati delle trasmissioni di approfondimento sono calati a Erba. Fuori dalla chiesa di Santa Maria Nascente e in via Diaz, a puntare il loro sguardo su quella finestra che l’11 dicembre del 2006 mostrò a tutta Italia cosa sono l’odio e l’orrore. Se dodici anni dopo a Erba si può raccontare anche un’altra storia oltre alla strage, ormai indissolubilmente legata al suo nome, lo si deve a quell’uomo minuto e dalla forza straordinaria che anziché con la rabbia decise di rispondere con il perdono. Una scelta controcorrente quella di Carlo Castagna ricordata nel giorno del suo funerale dai figli Giuseppe e Pietro, che di fronte a oltre quattrocento persone nella chiesa di Santa Maria Nascente hanno avuto parole d’amore per quel padre capace di guidarli attraverso le tenebre che dodici anni fa si sono chiuse attorno alla loro famiglia.

«Le cose semplici e facili non ti sono mai piaciute papà – lo ha ricordato Beppe – Da giovane di saresti voluto dedicare alla pittura, coltivare la tua inclinazione artistica, invece ti sei trovato a dover mettere da parte le tue ambizioni per guidare la ditta di famiglia. Come sempre hai fatto benissimo, sei stato un grande imprenditore o come preferivi dire tu un grande datore di lavoro, capace di mettere al primo posto le esigenze dei tuoi operai e di chi lavorava con te. Poi l’11 dicembre di dodici anni fa è accaduta quella tragedia che ha sconvolto per sempre la vita della nostra famiglia. Quella notte nel cortile di via Diaz ho avuto paura di perdere anche te. Invece ti sei dimostrato fortissimo, hai superato e non sopportato il dolore e sei stato d’esempio per tutti noi. Adesso sei in un posto migliore dove non c’è nessuno a speculare sulla nostra sofferenza». Dopo di lui ha parlato Pietro. «Ne abbiamo passate tante insieme papà e tu eri sempre lì a darci forza. Ricordo quella notte di dicembre in cui sei stato il primo ad arrivare in via Diaz, a casa di Raffaella, e ci dicevi in lacrime: “Sono tutti morti”. Da allora non è passato anno in cui non abbiamo ricordato la mamma, Raffaella e Youssef nel giorno del loro compleanno. Insieme abbiamo vissuto gli anni terribili del processo e tu ci davi la forza».