Carte false: nove romeni nei guai per il reddito di cittadinanza

Una famiglia allargata composta da 16 persone, nove delle quali sono state denunciate dai carabinieri di Cantù, e dall’Ispettorato del Lavoro di Como, per violazioni in materia di dichiarazioni per l’erogazione del reddito di cittadinanza. In sostanza, avrebbero percepito denaro erogato dallo Stato, grazie a false dichiarazioni, che gli hanno consentito di rientrare tra i soggetti che avevano diritto all’assegno. Si tratta di romeni di età compresa tra i 18 e i 63 anni, tutti domiciliati a Bregnano e parenti tra di loro che, a partire da luglio 2020, hanno presentato istanze con dichiarazioni false, inerenti soprattutto la residenza e lo stato di famiglia, per aggirare i requisiti imposti dalla norma: avrebbero così ottenuto dall’Inps circa 12mila circa, che ora dovranno restituire. L’attività di indagine, che da alcune settimane si sta concentrando sugli stranieri a cui è stato assegnato il reddito, sta portando alla luce numerosi casi di questo genere, con la conseguente denuncia e il recupero a favore dello Stato del denaro illegittimamente erogato. Le verifiche vengono svolte incrociando i dati presenti nelle dichiarazioni che hanno avuto esito positivo nell’accoglimento della richiesta, con le reali condizioni familiari, abitative e lavorative. I requisiti essenziali sono un reddito annuo inferiore a 9300 euro, residenza in Italia da almeno 10 anni e il rispetto del Patto per il lavoro, che prevede l’accettazione almeno di una di 3 offerte di lavoro congrue. Per chi presenta dichiarazioni o documenti falsi, è prevista la pena da 2 a 6 anni, da uno a 3 anni se non si comunicano variazioni di reddito o patrimonio, o informazioni rilevanti. Pa.Pi.