Dizzasco (Como), 26 febbraio 2025 - “Perché tanta cattiveria? Ancora oggi non me lo so spiegare. Dicevano che erano pagati poco, ma può essere una giustificazione? Forse si sentivano protetti, perché mai nessuno li aveva denunciati. Come le maestre che picchiano i bambini, non te ne fai una ragione”.
Pasquale Moretti ha 43 anni ed è un ex dipendente della Rsa Sacro Cuore di Dizzasco, dove lunedì sono stati arrestati sette operatori socioassistenziali per gravi maltrattamenti ai degenti. Ma soprattutto, è stato l’unico a presentarsi dai carabinieri per denunciare cosa accadeva nelle stanze al quarto piano, a fare nomi e cognomi, portare foto e video delle condizioni in cui venivano ridotti i pazienti.
“Tutti sapevano – prosegue – e non solo all’interno della Rsa, anche in paese. Ora mi chiamano e mi mandano messaggi per dirmi che ho fatto una cosa giusta, ma intanto io ci ho rimesso il posto di lavoro”. Il suo contratto a tempo determinato scaduto un anno e mezzo fa, non è stato rinnovato, e da allora è disoccupato e in gravissime difficoltà economiche. “All’epoca – dice – ero già stato dai carabinieri a segnalare le violenze, ma non avevo prove e l’indagine non era riuscita a partire. Poi sette mesi fa sono tornato con le foto e altro materiale. Cosa mi ha spinto a denunciare? Vedere ciocche di capelli strappate, sentire i pianti degli anziani nei letti, vedere i lividi. Continuo ad avere davanti agli occhi quella sofferenza, perché raccontarla è una cosa, ma vederla è molto diverso. Se non avessi fatto quella denuncia, i maltrattamenti sarebbero continuati: ma a quei momenti io continuo a pensarci. Chi non era lì, si può rendere conto del dolore solo vedendo le immagini registrate, sentendo gli anziani chiedere aiuto. Anche di notte, quando i campanelli venivano staccati per impedirgli di chiamare”. Secondo Moretti, i pazienti destinatari dei maltrattamenti non erano scelti a caso.
“Erano solo quelli che non potevano dire nulla, che non erano in grado di chiedere aiuto: i ricoverati che non avevano parenti a cui raccontare, mandati dai servizi sociali perché rimasti soli. Oppure quelli che avevano problemi psichiatrici”. Une denuncia che rifarebbe in qualunque momento, pur portandosi un grande dispiacere: “Qui in Altolago nessuno mi vuole più assumere, pensano che porterei problemi. Ho bussato a ogni porta, anche delle istituzioni, ma è da un anno e mezzo che non lavoro”.