Campione d’Italia (Como), 5 gennaio 2021 - Da un lato la concessione di quindici giorni di tempo per attualizzare il piano di risanamento proposto nel 2018, dall’altro il rigetto della richiesta di sequestro preventivo dei beni posseduti dalla Società Casinò di Campione, ma allo stesso tempo la nomina di due pre-commissari incaricati di vigilare sulla loro conservazione. Ieri il Tribunale Fallimentare di Como - Ambrogio Ceron, Marco Mancini, Annamaria Gigli - ha sciolto la riserva sulle richieste avanzate durante l’udienza del 18 dicembre.
Alla società , ritornata nella fase prefallimentare dopo la sentenza della Cassazione che ha annullato tutta la prima fase del procedimento, il Tribunale ha concesso solo 15 giorni di proroga per "ricalibrare le domande di soluzione della crisi": gli stessi che erano stati negati nel 2018, e che avevano determinato l’annullamento da parte della Corte d’Appello. Entro il 19 gennaio, dovrà essere depositato il piano che spiega come sanare il debito di 130 milioni di euro accumulato finora, a sola integrazione e rinnovamento di quanto fatto nel 2018: "Alla luce dei principi generali in materia - stabiliscono i giudici - la rinnovazione degli atti nulli opera nei limiti del principio generale di conservazione degli atti non afflitti da alcuna nullità". L’udienza per la discussione, e per la decisione, è stata fissata al 1° febbraio.
Per contro , il giudici hanno rigettato la richiesta di sequestro giunta dal procuratore Nicola Piacente e dal sostituto Pasquale Addesso, i quali ritenevano che ci fosse una concreta esigenza di tutela degli stessi. Valutazione che il Tribunale accoglie: "Appare effettivamente sussistente un’esigenza di controllo della situazione finanziaria ed economica del Casinò - dice l’ordinanza - tenuto conto non solo dell’elevato passivo sinora accertato, ma anche delle condotte potenzialmente distrattive e preferenziali effettuate in danno del Casinò, evidenziate nelle annotazioni di Polizia Giudiziaria depositate dal pm che ha ipotizzato un pericolo di dispersione o volatilizzazione dell’attivo. Inoltre , l’inopinata mancata revoca dello stesso ingegner Ambrosini, attinto da un procedimento penale per false comunicazioni sociali e che in passato non pare aver fornito buona prova del proprio operato, impone ogni doverosa attenzione volta ad evitare il rischio di deteriorare le condizioni economiche e finanziarie dell’azienda".
È stata quindi decisa la nomina di due precommissari, con obbligo di vigilanza e controllo sui conti e sui beni: sono il commercialista Alessandro Danovi, consulente anche per la vicenda Ilva, e l’avvocato Gianluca Minniti. La società Casinò di Campione, dovrà inoltre inviare una relazione settimanale sulla situazione finanziaria e gestionale.
In quest’ultimo passaggio, ravvisando la necessità di una forma di vigilanza sulle proprietà della società, i giudici fallimentari commettono un’imprecisione: Marco Ambrosini non risulta che fosse indagato per false comunicazioni sociali. La sua iscrizione riguardò l’ipotesi di bancarotta, poi archiviata contestualmente all’annullamento della prima sentenza di fallimento del casinò, decisa dalla Corte d’Appello di Milano.