Garzeno (Como) – "Soldi falsi? Mai visti qui… Ho quasi ottant’anni, ed è la prima volta che sento parlare di soldi falsi qui a Catasco". Una certezza che arriva dal titolare di uno dei due bar della piccola frazione di Garzeno, gli unici due esercizi pubblici assieme alla bottega di Candido Montini. Lo stesso stupore manifestato dal collega, quando ieri ha cominciato a diffondersi la voce che il movente dell’omicidio del pensionato, potrebbe essere una lite avuta con il ragazzo, accusato dalla vittima di aver speso denaro falso. "Mai ricevuti qui…" dice l’altro commerciante: "Ho su i binocoli e sto attento", dice scherzosamente, riferendosi agli occhiali. Ma anche i clienti smentiscono che nei giorni precedenti l’omicidio la vittima abbia detto in giro di essere stato raggirato.
"Si parlava del più e del meno – commenta un cinquantenne del posto – ma questa cosa non l’ha mai detta a me". Ma ad alzare la voce, nella frazione dell’alto lago di Como, è il padre del diciassettenne finito al Beccaria, 51 anni, frontaliere, che si affaccia sul cancello di casa: "Io no ho paura di nessuno – dice con tono deciso – e chi del male non fa, paura non ha… avete capito?". Alza le mani, mostra i palmi: "Io ho le mani pulite.. pulite… io e mio figlio abbiamo le mani pulite". Figlio unico, con la passione per la musica trap, un percorso scolastico accidentato e interrotto. Le lezioni di scuola guida che avrebbero dovuto fornirgli un alibi, come ha sostenuto la nonna, anche lei fermamente convinta dell’innocenza del ragazzo: "Quel giorno era a prendere la patente. Lo ha portato sua mamma alle 13.30 e sono tornati alle 16".
Lo stesso un altro parente che la sera dell’arresto era corso a Como, in caserma, per stare accanto ai genitori. Tutti vicini di casa, in quella frazione minuscola dove in molti hanno gli stessi cognomi, e una parentela vicina o lontana. Come anche quella che legava Montini alla famiglia del ragazzo.