Cernobbio (Como), 13 novembre 2024 – Per l’infortunio mortale costato la vita a Ezio Pallais, operaio di 58 anni di Aosta, precipitato dalla parete di roccia che racchiude un lato del parco di Villa d’Este il 25 gennaio 2019, sono giunte due condanne e due assoluzioni, al termine del processo discusso davanti al giudice monocratico di Como: unici responsabili per quanto accaduto, sono stati ritenuti il datore di lavoro, Fabrizio Colombo, 45 anni di Prata Camportaccio della Ecoval, e il coordinatore della sicurezza Angelo Merlino, 59 anni di Cornegliano Laudense, provincia di Lodi, condannati entrambi a un anno di reclusione con pena sospesa.
Assolti
Sono invece stati assolti Mauro Fiou, 62 anni di Aosta, Danilo Zucchetti, 52 anni di Rho. Il primo era coinvolto come datore di lavoro, ma dal processo è emerso che l’impresa per cui lavorava la vittima, era stata nel frattempo rilevata da Colombo, con un passaggio di consegne avvenuto proprio in quei giorni. È stato quini prosciolto per non aver commesso il fatto.
Il secondo era all’epoca direttore generale di Villa d’Este, ed è stato coinvolto in quanto committente dei lavori: per lui aveva chiesto l’assoluzione anche il pubblico ministero, Michele Pecoraro, ritenendo che non ci fossero presupposti per attribuire responsabilità nell’incidente. Infine è stato disposta la confisca di tutte le attrezzature in uso quel giorno, finite sotto sequestro.
L’accusa
L’accusa di omicidio colposo in concorso, si basava sulle criticità relative all’adozione delle misure di sicurezza del cantiere: in particolare, il mancato uso della doppia fune e la predisposizione di una squadra di lavoro composta da almeno tre persone, una delle quali con mansioni di sorveglianza.
Pallais, esperto rocciatore, stava lavorando sulla parete all’interno del parco di Villa d’Este. Assieme a un collega, doveva eseguire il tracciamento dei punti su cui sarebbero stati posizionati i fori di armatura per il fissaggio di una rete contenitiva su un ammasso roccioso.
I due, secondo quanto ricostruito nei diversi sopralluoghi e dalle testimonianze, si sarebbero calati utilizzato una sola fune, anziché le due separate previste per questo genere di operazioni, che la vittima avrebbe fissato a un unico punto di ancoraggio, e senza indossare la protezione anticaduta che aveva in dotazione, precipitando per una trentina di metri.