ROBERTO CANALI
Cronaca

Como, le colazioni ai clochard di nuovo sotto accusa: “Creano assembramenti, è questa l’ospitalità?”

Como, il sindaco scettico sull’opera dei volontari. Quando la città era guidata dal Centrodestra si arrivò anche a multare chi portava loro il caffè. Tra questi c’era don Malgesini, ucciso nel 2020

Clochard a Como

Clochard a Como

Como – È un rapporto non risolto quello tra Como e i senza fissa dimora. Il problema c’è anche nelle altre città della Lombardia, ma difficilmente diventa motivo di scontro come accade qui, forse perché chi vive in strada rovina l’immagine “da cartolina” della città che ama specchiarsi nel suo lago. A Natale del 2017 aveva fatto scalpore l’ordinanza anti-clochard dell’allora sindaco Mario Landriscina che proibiva ai senzatetto di bivaccare e chiedere l’elemosina – pena 300 euro di multa – all’interno della città murata, accompagnata da multe ai volontari che portavano loro la colazione in strada. Poi era stata la volta della rimozione delle panchine da piazza San Rocco e la chiusura con le inferriate dell’area esterna dell’autosilo Valmulini, utilizzato durante l’estate con un dormitorio di fortuna.

Tre anni dopo aveva fatto scalpore l’iniziativa dell’assessore ai Servizi sociali che aveva fatto buttare le coperte dei clochard accampati di notte sotto i portici di San Francesco. C’era voluto l’omicidio di don Roberto Malgesini, assassinato da un migrante in attesa di espulsione mentre stava iniziare il suo giro di consegna delle colazioni, a far abbassare a tutti i toni, per poco tempo però. Migranti e senza fissa dimora, che a Como spesso coincidono, continuano a essere visti come un problema di ordine pubblico più che come una questione sociale. L’ultima polemica, in ordine di tempo, ha visto protagonista il sindaco Alessandro Rapinese, che già l’anno scorso aveva annunciato di voler risolvere il problema dei clochard che stazione sotto il porticato di San Francesco con la posa di un’inferriata.

Rispondendo in consiglio comunale al Pd che invitava a finanziare interventi con gli operatori di strada e non pensare a dotare di taser gli agenti della Polizia locale, il sindaco se l’è presa contro chi aiuta i clochard, come don Giusto Della Valle che ogni giorno con i suoi volontari porta loro la colazione in strada. "Il tema vero in termini di sicurezza, a maggior ragione se si cita don Giusto, sarebbe capire qual è l’approccio all’ospitalità e cosa si debba fare per ospitare – ha detto Rapinese – Mi chiedo cosa voglia dire somministrare colazioni in un punto ben preciso della città, creare assembramenti di soggetti evidentemente problematici e poi lasciarli lì e andarsene. È questa l’accoglienza meritoria? Perché poi quei problemi se li grattano quelli che vivono in quella zona. Fare colazione e dare un caffè va bene, ma dopo? Una volta che li ha concentrati lì, rimangono lì tutto il giorno".