Como, 25 febbraio 2016 - «Ci stiamo avvicinando a un periodo elettorale molto delicato e chiediamo che i lavoratori frontalieri e i loro problemi non vengano strumentalizzati». Un appello al rispetto della dignità di operai e impiegati italiani che ogni giorno varcano il confine della Svizzera, quello che arriva dal sindacato Unia, preoccupato per il rischio di un ennesimo scontro politico alimentato dalla rinegoziazione degli accordi tra i due Paesi. «Siamo in una fase di grande cambiamento – spiega Sergio Aureli, che per il sindacato elvetico si occupa proprio dei frontalieri – ci sono molti temi sul tavolo, ma occorre agire con grande responsabilità. Gli accordi del 1974 meritavano una revisione e noi per primi siamo a favore dei ristorni e di un accordo che sia equo, di questo si sta discutendo al tavolo delle trattative, alimentare proteste di piazza in questo momento rischia di essere inutile oltre che deleterio». A preoccupare il sindacato l’atteggiamento di Regione Lombardia, che nelle scorse settimane aveva aperto un contenzioso con Roma sull’assistenza sanitaria per i frontalieri. Tutto era nato l’estate scorsa dall’interpretazione di un’ambigua circolare ministeriale, a seguito della quale alcune Asl avevano deciso di congelare le posizioni dei frontalieri chiedendo loro di dotarsi di assicurazioni private o pagare per servizi erogati gratuitamente agli altri utenti.
A pronunciarsi, mesi dopo, è stato lo stesso Ministero della Salute, chiarendo che i frontalieri hanno diritto all’assistenza sanitaria, ma la Regione non è ancora pienamente convinta. «I lavoratori italiani impiegati in Svizzera pagano già la sanità attraverso i ristorni alla fonte – precisa Sergio Aureli - Versano le imposte dirette in Svizzera in virtù degli accordi del 74 e devono essere esonerati da ogni pagamento aggiuntivo perché contribuiscono già con la loro busta paga. La Lombardia si deve impegnare affinché i frontalieri non paghino nulla in più a quello che viene richiesto agli altri cittadini, c’è la garanzia del Governo che giustamente ha riconosciuto come la sanità venga pagata dalla fiscalità generale e la Lombardia non può rappresentare un’eccezione».
Un fronte aperto, quello tra Milano e Roma, che rischia di mettere i bastoni tra le ruote anche all’accordo internazionale tra Italia e Svizzera sulla doppia imposizione. «Stiamo vigilando affinché questo accordo non sia penalizzante per i frontalieri – conclude Aureli – così come sul fatto che i ristorni continuino a essere garantiti, attraverso un accordo con i Comuni di confine, come accadeva in virtù degli accordi del 74».