Care, anzi carissime paratie a Como dove il conto da pagare per il Comune si allunga con il risarcimento all’azienda Sacaim, inizialmente titolare dell’appalto e poi estromessa quando il cantiere è passato sotto la competenza della Regione che l’ha affidato a Infrastrutture Lombardia, dal 2020 incorporata da Aria Spa. L’azienda che partecipò anche alla costruzione del Mose di Venezia, considerata tra le migliori in Italia in materia di ingegneria idraulica, non prese bene l’estromissione e avanzò una causa civile nei confronti di Palazzo Cernezzi e Infrastrutture Lombardia. A luglio si è finalmente raggiunto un accordo e il Comune ha accettato di transare una somma di 1,6 milioni di euro.
La speranza, almeno a Palazzo Cernezzi, è che si tratti dell’ultimo. Non si contano infatti i contenziosi in oltre 15 anni di rapporti tra il Comune e la Sacaim, in buona parte legati ai cambi del progetto in corso d’opera, i lunghi periodi di interruzione dei lavori e di conseguenza l’applicazione delle penali previste dal contratto d’appalto. Nel 2013, quando alla guida c’era il centrosinistra con il sindaco Mario Lucini, si deliberò una proposta di transazione di 2 milioni e 878mila euro a fronte di una richiesta avanzata dalla società di 6 milioni e 784mila euro. Solo uno degli elementi che ha contribuito a far lievitare i costi dell’opera che sarebbe dovuta costare 12 milioni di euro e invece, se tutto andrà bene, ne costerà oltre 35. Per non parlare dei tempi biblici: anzichè 1.085 giorni, poco più di tre anni, il "Mose di Como" tiene sotto scacco la città da ormai oltre 15 anni e la sua conclusione è attesa entro la metà del prossimo anno.