di Nicola Palma
Alcune decine di persone si inoltrano nei campi che circondano il penitenziario per avvicinarsi il più possibile alla recinzione esterna, che delimita il camminamento vicino alla cancellata e al muro perimetrale di Opera. Sono le 16, ed è in quei minuti che va in scena l’unico momento di tensione del presidio non preavvisato di circa 300 esponenti dell’area anarchica, con una rappresentanza del sindacato di base Si Cobas e la partecipazione (a titolo personale) dell’attivista di Ultima generazione Simone Ficicchia. I manifestanti intonano cori, accendono fumogeni, insultano e sputano in direzione degli agenti della penitenziaria in presidio al di là della rete metallica; poi scatta il lancio di pietre e petardi.
Si è chiusa così la due giorni per Alfredo Cospito, l’ideologo del Fai-Fri trasferito lunedì pomeriggio nella casa di reclusione alle porte di Milano e in sciopero della fame da ormai 109 giorni: dopo il corteo di venerdì in zona Centrale, ieri è andato in scena il secondo appuntamento non preavvisato, rilanciato dal tam tam su social, chat e siti di riferimento della galassia insurrezionalista. Un appuntamento scandito dai soliti slogan contro il 41 bis, definito "tortura di Stato", e dalla solita aggressività nei confronti di telecamere e macchine fotografiche: "Servi del potere, andate via", le urla contro il nutrito manipolo di operatori dell’informazione presente vicino all’ingresso del carcere. Alle 14.30, si contano circa 150 manifestanti, arrivati in macchina alla spicciolata, ma col passare dei minuti il gruppo cresce di numero, fino a superare quota 300 un’ora dopo: non ci sono solo i milanesi, come accaduto ventiquattro ore prima, sono arrivati da tutto il Nord Italia (Bologna, Como, Lecco, Genova, Saronno, Torino e Trento) e dalla Svizzera per cercare di far arrivare la loro voce nel blocco che ospita il Servizio di assistenza integrata (Sai), dove si trova recluso Cospito da sei giorni. L’iniziativa entra nel vivo attorno alle 15, quando una speaker inizia a parlare di pandemia e carceri, condizioni detentive e maxi evasione di Natale dal Beccaria (oggi alle 16 altro presidio nei pressi del minorile).
Passa un’ora, e una cinquantina di anarchici si stacca dal presidio e si dirige verso i campi, restando a un centinaio di metri dalla recinzione che fa da prima barriera di protezione al perimetro del penitenziario. Poi, però, il gruppo si avvicina sempre di più, dopo aver aggirato un piccolo corso d’acqua, tanto che forze dell’ordine e agenti della penitenziaria si spostano rapidamente sul lato ovest, lungo il camminamento intermedio: dalle prime file partono sassi e due petardi, che si infrangono contro il muro. Dura tutto meno di un minuto, poi la tensione torna sotto il livello di guardia. Alle 17.30, gli anarchici chiudono il presidio. è probabile che ne vengano organizzati altri nelle prossime settimane, per portare avanti sempre la stessa istanza: "Fuori Alfredo dal 41 bis".