Visto che c’è di mezzo il fisco, quello italiano, la differenza tra vecchi e nuovi frontalieri non è solo di nome ma anche di sostanza: il netto in busta paga. In base alle simulazioni del sindacato svizzero Ocst a fine mese, ma sopratutto a fine anno, il divario tra chi lavora in Svizzera da prima del luglio 2023 (categoria dei vecchi frontalieri) e chi è stato assunto dopo può essere anche di molte migliaia di euro a causa della doppia tassazione: l’obbligo di pagare l’Irpef in Italia su quanto percepito oltreconfine. In base alle simulazioni, ad esempio, un cameriere con formazione professionale che percepisce una paga lorda mensile di 4.470 franchi e una annua di 58.110 franchi (ovvero 4.746 euro lordi al mese e 61.743 euro lordi l’anno), pagate le assicurazioni sociali, la tassa di disoccupazione, l’assicurazione sanitaria e infortuni e l’imposta svizzera alla fonte si troverebbe con 3.571 franchi netti (3.794 euro) nel caso di un vecchio frontaliere e 2.963 franchi (3.148 euro) nel caso di un nuovo, pari a una differenza di 608 franchi al mese (646 euro). Calcolando un intero anno di stipendio la “perdita“ in termini di salario netto sale a 7.906 franchi: 8.400 euro.
La differenza aumenta se il raffronto si fa con mansioni ancor meglio retribuite. Lo stipendio lordo annuo di un infermiere è di 71.565 franchi, pari a una busta paga mensile di 5.505 franchi lordi che diventano 4.240 franchi (4.505 euro) al mese netti per un vecchio frontaliere e 3.428 (3.642 euro) per uno nuovo, con una differenza di 812 franchi al mese (862 euro). In un anno la differenza sale a 10.557 franchi (11.217 euro). Nel caso di un impiegato di banca o di un consulente di una finanziaria, con stipendio annuo lordo di 115.000 franchi, stipendio lordo mensile di 8.846 franchi il reddito netto è di 6.500 franchi (6.906 euro) per un vecchio frontaliere e 5.016 franchi (5.329 euro) per uno nuovo con una differenza di 1.500 franchi (1.593 euro). In un anno quasi 20mila franchi di differenza, oltre 21mila euro. Ro.Can.