PAOLA PIOPPI
Cronaca

Omicidio Molteni: dopo cinque anni l'ex moglie va in carcere

La donna si trovava ai domiciliari da luglio 2017. Dovrà scontare vent’anni per il delitto di Alfio Molteni

I rilievi dopo il delitto

Carugo (Como), 9 febbraio 2021 - Una settimana fa, il primo febbraio, la Corte di Cassazione ha rigettato il suo ultimo ricorso, dichiarando definitiva la sua condanna. Vent’anni di carcere, con rito abbreviato, per essere stata uno dei due mandanti dell’omicidio del marito. Ieri pomeriggio Daniela Rho, 48 anni, che da luglio 2017 si trovava agli arresti domiciliari, è stata portata in carcere dai carabinieri di Mariano Comense, che hanno ricevuto l’ordine di esecuzione della sentenza giunto dalla Corte d’Appello. Stessa sorte per Alberto Brivio, 51 anni, condannato all’ergastolo al termine del processo discusso davanti alla Corte d’Assise, in quanto mandante del delitto.

Alfio Molteni, architetto di 58 anni, era stato ucciso a colpi di pistola la sera 14 ottobre 2015 a Carugo, davanti alla sua abitazione. Due sconosciuti si erano presentati davanti a lui, mentre stava uscendo di casa per andare a prendere il figlio maggiore, e gli avevano sparato alla gambe. Ma quel progetto di ferirlo, era andato ben oltre: uno dei proiettili gli aveva gravemente lesionato l’arteria, lasciandogli solo pochi minuti di vita. Ad esploderlo, era stato Vincenzo Scovazzo, sessantenne di Cesano Maderno, anche lui condannato all’ergastolo. Le indagini per arrivare a comprendere i motivi di quel delitto, e chi lo aveva commesso, erano state molto complesse: coordinate dal sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, e portate avanti per mesi dal Nucleo Investigativo dei carabinieri, erano sfociate nell’arresto della Rho e di Brivio un anno dopo. Prima di loro, erano finiti in carcere gli esecutori materiali di una serie di atti intimidatori che da quasi sei mesi, avevano lo scopo di gettare discredito sulla vittima, per spingere il giudice della separazione in corso tra lui e la Rho, a non affidare le bimbe al padre. 

Con la mediazione di un investigatore privato – Luigi Rugolo, 47 anni di Cesano Maderno, condannato a 19 anni con rito abbreviato – erano stati man mano assoldati soggetti incaricati di incendiare l’auto di Molteni, lanciare bottiglie incendiare nel suo scantinato, sparare contro la finestra della sua casa. Fino all’aggressione fisica, che ha avuto un esito ben diverso dalle intenzioni, stroncandogli la vita. Molteni, che si era rivolto ai carabinieri per denunciare i danneggiamenti che subiva, e che mandava al suo avvocato mail dalle cui righe traspariva tutta alla paura che stava vivendo, non ha mai saputo darsi una spiegazione di chi c’era dietro quelle aggressioni, e del motivo per cui veniva preso di mira.