
Un muratore in un cantiere
Como, 29 ottobre 2018 - Buone notizie per gli artigiani, impiegati soprattutto nell’edilizia, che dalle province di Como e Varese si spostano a lavorare in Svizzera. La famigerata, dal loro punto di vista, legge sulle imprese artigianali e soprattutto l’albo annesso con tanto di esame di iscrizione e rinnovo da ripetere annualmente, sono destinati a diventare presto un brutto ricordo.
Già in primavera la Lega dei Ticinesi, principale sponsor con l’Udc del provvedimento, aveva dovuto fare un passo indietro dopo che il Tribunale cantonale amministrativo aveva cassato la legge ritenendola lesiva della libera concorrenza rispetto al mercato interno. Adesso ad esprimersi contro la Lia è stato anche il Tribunale federale, l’equivalente della nostra Cassazione. Entrata in vigore nel febbraio del 2016 con la giustificazione di rendere più sicuro il comparto dell’edilizia in Canton Ticino la Lia in breve è diventata lo spauracchio di migliaia di artigiani italiani abituati, in molti casi, per arrotondare, a lavorare anche oltreconfine.
Tutta colpa dei controlli severissimi che vietavano, a suon di multe e confische, di poter accettare lavori in Canton Ticino se prima non si otteneva l’abilitazione di una commissione tecnica. Veri e propri esami, teorici e pratici che hanno costretto tanti imbianchini, elettricisti e muratori comaschi e varesini a tornare sui banchi di scuola, in alcuni casi ritrovandosi a studiare su manuali in tedesco. Non è un caso che al 31 dicembre del 2017 su 5.200 richieste di iscrizione all’albo da 4.600 imprese, mille delle quali italiane, solo 3.000 sono state ammesse per non parlare dei 540mila franchi (oltre 470mila euro) di multe agli artigiani, perché non iscritti all’albo o non in regola, durante i sopralluoghi nei cantieri.