Como, 6 febbraio 2019 - «Da quando svolgo questo ministero ho incontrato 7.843 persone che pensavano di essere possedute, ma posso dire con soddisfazione che il diavolo non l’ho mai incontrato per davvero». È un’esorcista, ma non c’entra niente con quelli consegnati all’immaginario collettivo dai film, forse perché don Roberto Pandolfi sa che un sorriso e una battuta certe volte possono servire quanto un rito o una benedizione. Sarà per questo che da lui arrivano in tanti, non solo dalla diocesi di Como, ma anche dalla vicina Svizzera dove gli esorcisti non ci sono più da anni ma forse servirebbero ancora. «Tutte le persone che rivolgono a me soffrono a livello fisico e psichico – ha raccontato l’altra sera di fronte a oltre trecento persone, ospite di una serata organizzata dall’associazione Mos Maiorum – spesso si sono rivolte ai medici e magari hanno anche fatto esami dove però tutto risulta in ordine. Allora per decisione loro o perché sono stati consigliati da altri decisono di provare anche con l’esorcista». Come un bravo medico, anzi uno psicolgo, don Roberto prima di imporre santini o preghiere parla con loro.
«Il mio ufficio è pieno di trappole – sorride – perché mi è necessario comprendere chi ho di fronte per poter essere d’aiuto. L’esorcismo prevede ascolto, discernimento e accompagnamento, ogni caso è a se e i riti vanno per grado a seconda della gravità della situazione. Ricordo che una volta ho rimproverato un vescovo che si vantava di aver fatto un esorcismo a una persona che gli avevano portato, senza appurare se fosse realmente indemoniato. Stiamo parlando di un rito particolare che dura oltre due ore ed è anche pericoloso, ci sono stati casi di persone che sono morte nel praticarlo». Spesso chi si rivolge all’esorcista è confuso, affetto da problemi psichici, ma non posseduto. «Ricordo il caso di una donna che diceva di essere posseduta perché quando perdeva conoscenza parlava in aramaico antico e servivano dieci uomini per tenerla ferma. Parlando con lei ho scoperto che aveva visto “La Passione di Cristo” di Mel Gibson, che è recitato completamente in aramaico e questa l’aveva molto suggestionata, per la forza straordinaria basta chiedere a qualsiasi psichiatra che si è trovato di fronte a una persona colpita da una crisi psicotica».
Eppure se il diavolo è raro da incontrare per don Roberto non c’è dubbio che il male e il demonio esistano. «Ognuno di noi è male e bene insieme, angioletto buono su una spalla e il diavoletto sull’altra, tutto sta nel saper ascoltare la voce giusta. Oggi c’è tanta confusione e tanta voglia di esoterico, tanti si rivolgono a maghi, fattucchiere e sette che quando va bene spillano soldi e quando va male possono rovinare la vita. Ci sono libri di magia nera che si possono ordinare comodamente su internet e evocare alcune entità è molto pericoloso, si sono rivolte a me madri che hanno trovato nel cassetto della scrivania dei loro figli pergamene firmate con il sangue in cui vendevano l’anima al diavolo. Sto aiutando una sacerdotessa milanese che faceva riti Vodoo a smettere e mi sono capitati ragazzi che erano finiti in sette di quello che chiamo satanismo acido, dove si abbinano droghe e messe nere. La forza del demonio è celarsi, per questo mi fa più paura il male che ognuno di noi compie ogni giorno, i piccoli peccati che si accumulano sulla coscienza. Quando ero a Sondrio dicevo ai miei ragazzi che si finisce schiacciati sotto un masso che pesa 5 tonnellate oppure sotto 5 milioni di sassolini che pesano un grammo. Con il demonio è lo stesso».