ROBERTO CANALi
Cronaca

Como, evasori col reddito di cittadinanza

Lavoravano in nero in negozi a Bellagio e Canzo: denunciati e sussidio sospeso

Guardia di Finanza

Como, 25 luglio 2019 - La primavera scorsa, quando presentarono domanda per ottenere il reddito di cittadinanza, in calce al plico di documenti che firmarono c’era l’ammonimento che sarebbero stati chiamati a rispondere in sede civile e penale in caso di false dichiarazione. Quel giorno è arrivato ieri per due furbetti di Valbrona e Bellagio, nel Comasco, pizzicati durante un controllo dei finanzieri della Compagnia di Erba mentre lavoravano in nero, insieme ad altre quattro persone, in due negozi di Bellagio e Canzo. A differenza dei colleghi che sono vittime e probabilmente avrebbero desiderato un contratto regolare, anche per mettersi in regola con il permesso di soggiorno, ai due italiani andava benissimo poter lavorare così senza pagare un euro di tasse e anzi facendosi dare il sussidio dallo Stato.

Gli uomini della Guardia di Finanza hanno scoperto che i due, da aprile a giugno, si sono visti riconoscere un sussidiio di 2.310 euro in aggiunta al compenso percepito in nero per il loro lavoro all’interno dei negozi. Neppure poco se si considera che nell’intera provincia di Como, a fronte di 5.494 domande presentate, il reddito di cittadinanza è stato concesso ad appena 3.063 persone che da ieri sono 3.061 perché per ai due il sussidio è stato immediatamente sospeso.

Per ora sono stati denunciati a piede libero, ma non se la caveranno con così poco, oltre a dover restituire quanto indebitamete percepito rischiano infatti una reclusione fino a tre anni. «Avevamo promesso controlli rigorosi e stiamo mantenendo la promessa – ricorda l’onorevole Giovanni Currò, eletto con il Movimento 5 Stelle in provincia di Como –. Non posso che congratularmi con la Guardia di Finanza e con la Procura di Como, ora i trasgressori saranno puniti perché è veramente scandaloso approfittarsi così di uno strumento tanto importante per migliaia di italiani». Secondo la legge viene punito fino a 30 giorni di reclusione anche chi non comunica variazioni di reddito o altre informazioni comunque rilevanti per la riduzione o la revoca del reddito di cittadinanza. Non solo chi viene condannato in via definitiva incorre anche nel reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, previsto dall’articolo 640 bis del Codice penale.

Nel giro di neppure una settimana è il secondo caso di furbetti del reddito di cittadinanza pizzicati a Como. Cinque giorni fa infatti le fiamme gialle avevano fermato un fruttivendolo ambulante, residente a Opera, che aveva alle sue dipendenze un ragazzo inserito dalla madre nel nucleo familiare come componente a carico. Il fatto che il giovane lavorasse in nero ha comportato la decandenza della pensione di cittadinanza alla donna, che se l’è vista congelare per i prossimi 18 mesi. Non sono stati solo i lavoratori a essere sanzionati, nei guai sono finiti anche i datori di lavoro che dovranno pagare una multa che varia da un minimo di 2.160 a 12.960 euro, ma almeno loro non rischiano il carcere.