Campione d'Italia (Como), 28 luglio 2018 - Ci voleva il fallimento per sbarrare le porte del Casinò e zittire i suoni delle slot machines che a Campione sono una colonna sonora che non si ferma neppure alle feste comandate. Ieri invece la pallina ha smesso per la prima volta di correre nella roulette e per la gente nell’ex clave non poteva esserci presagio peggiore. Che il «sistema Campione» com’è stato ribattezzato, fosse in crisi non era una mistero per nessuno, troppi 130 milioni di euro di debiti accumulati dalla casa da gioco ai quali ne vanno sommati un’altra quarantina in Comune, ma che il Casinò, l’unica azienda del paese, potesse fermarsi non lo credeva davvero nessuno.
«Questo è un errore, malgrado la situazione economica che tutti conosciamo quando il Casinò è aperto si producono utili, non siamo di fronte a un’azienda che produce bulloni, con tutto rispetto per le imprese metalmeccaniche – spiega Giovanni Fagone della Cgil – Chiudendo la casa da gioco si produce un danno incalcolabile, i giocatori che già sono diminuiti in tutti questi mesi andranno altrove e si rischia di ingenerare ancor più sfiducia. Questa è un’attività davvero unica, ci sono giocatori che devono ancora riscuotere le loro vincite, cosa faranno questa sera (ieri, ndr) quando arriveranno qui e troveranno tutto spento?».
Le uniche luci ieri sera a Campione le hanno accese i 492 dipendenti che hanno improvvisato una fiaccolata nel piazzale intitolato ai Maestri Campionesi, anche se sono liberi dal servizio nessuno ha voglia di allontanarsi dalla piazza e già oggi i tazebao che da ieri si sono costituiti spontaneamente di fronte al municipio e nei bar potrebbero evolversi in un presidio. Di sicuro nessuno ha voglia di rassegnarsi di fronte a una fine che ha molto di annunciato. Negli ultimi mesi le disavventure della casa da gioco sono andate a braccetto con quelle del Comune e il rifiuto del commissario liquidatore di dare il via libera al piano di rientro del debito del Casinò è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
«Quella decisione merita di essere riconsiderata, anche a costo di impugnare l’istanza di fallimento – sottolineano le Rsu – il piano che l’azienda aveva elaborato non era un libro dei sogni, ma conteneva delle stime prudenziali, questa azienda continua ad avere grosse potenzialità. Sono anni che i lavoratori fanno sacrifici e si sono ridotti lo stipendio dimostrando grande responsabilità, ora ci aspettiamo un aiuto da Roma. Chiederemo l’intervento del Ministero dell’Economia. Campione non può uscire da questa crisi da solo, ma soprattutto non può farcela se il suo casinò non riaprirà».