
Svetlana Botas, 57 anni, e il compagno Franco Bernardo, morto a 62 anni
Cerano Intelvi (Como) - Mentre il Tribunale moldavo cambiava l’accusa da omicidio per “negligenza” a volontario, Svetlana Botas per la prima volta non era presente in aula. Una svolta che fin dall’inizio è stata sollecitata dai familiari di Franco Bernardo, il comasco residente a Cerano Intelvi, morto a 62 anni nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno 2023 a Soroca, in Moldavia, nell’abitazione dell’ultima compagna, Svetlana Botas, 57 anni.

La super perizia: fratture e segni di asfissia
A ribaltare completamente la versione finora sostenuta nel processo, anche dalla stessa Procura, è stato l’esito di una perizia svolta dall’istituto di Medicina Legale che fa capo al Ministero della Salute moldavo, secondo cui l’uomo era stato volutamente strangolato e non soffocato accidentalmente nel tentativo di rianimarlo dopo un malore. “La morte di Franco Bernardo – dicono i periti – è avvenuta a seguito di asfissia meccanica mediante compressione degli organi del collo, utilizzando un oggetto allungato o largo”, aggiungendo che “non sono stati identificati segni o lesioni specifiche dell’esecuzione delle misure di rianimazione sul corpo della vittima”.
Cosa diceva l’autopsia
Escludendo quindi la possibilità di un evento accidentale, e insistendo sulle fratture dell’osso ioide, a cui si aggiunge la presenza sul corpo di “segni generalmente asfissianti”. La stessa conclusione a cui era giunto il medico legale comasco Giovanni Scola, che a giugno 2023 aveva eseguito l’autopsia su disposizione della Procure di Como e di Roma, quest’ultima competente per i casi che coinvolgono italiani all’estero.
Gli accertamenti chiesi da ex moglie e figli
Il processo si è aperto a novembre 2023, con un’accusa di colpa, ma fin da subito l’ex moglie e i figli di Bernardo, rappresentati in Italia dall’avvocato Antonio Lamarucciola e a Soroca dal collega Eduard Digore, hanno insistito per chiedere accertamenti più approfonditi, convinti che la versione resa dalla donna fosse incongruente e poco credibile. Ottenendo ora ragione.
I test genetici e i confronti
Durante l’udienza di mercoledì, il Procuratore ha chiesto e ottenuto il ritiro della causa per trenta giorni, per presentare la nuova accusa di omicidio volontario e completare le indagini. È stata invece rigettata l’opposizione della difesa dell’imputata. Tra gli ulteriori atti di indagine indispensabili che dovrà produrre la Procura, c’è il confronto delle macchie ematiche trovate sulla maglietta della vittima con il Dna dell’indagata e suoi consanguinei, in particolare il figlio. Inoltre la parte civile dovrà depositare una domanda risarcitoria sia sotto il profilo materiale che morale.