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Frontalieri, 4mila rischiano di rimanere senza lavoro entro l’anno

La fine degli aiuti alle aziende da parte dello Stato non fa paura solo in Italia. Ristoranti i più penalizzati, regge l’edilizia

Frontalieri

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La fine degli aiuti alle aziende da parte dello Stato non fa paura solo in Italia, a tremare ci sono oltre 4mila frontalieri che rischiano di rimanere senza lavoro entro fine anno.

A lanciare l’allarme il sindacato ticinese Ocst sulla base dei formulari di disoccupazione raccolti in queste settimane.

Se si aggiunge che dall’inizio dell’anno e nonostante gli incentivi alle aziende sono stati almeno 3mila i lavoratori che hanno perso il loro posto si può comprendere come il 2020, a causa della pandemia, sia stato davvero un anno nero per i frontalieri che formalmente in Canton Ticino sono 70mila.

Anche in Svizzera il settore più penalizzato è quello della ristorazione, seguito dalle aziende del comparto metalmeccanico, mentre sembra reggere l’edilizia che da sola occupa 7.737 frontalieri la maggior parte dei quali italiani. Come se non bastasse il 31 dicembre terminerà la procedura semplificata che garantisce oggi alle aziende un accesso immediato allo strumento dell’orario ridotto.

Se il termine non verrà prorogato si tornerà alla procedura di richiesta ordinaria che prevede per le imprese passaggi burocratici più complessi, con il rischio che le aziende accelerino i licenziamenti. In aggiunta c’è il problema della quarantena per chi è risultato positivo al Covid 19: in Svizzera bastano 10 giorni di isolamento e le ultime 48 ore senza sintomi per poter rientrare al lavoro, in Italia 10 giorni di isolamento e un secondo tampone negativo. Ma siccome per ottenere il risultato del tst occorre qualche giorno tanti frontalieri ricevono pressioni dalle loro aziende, che naturalmente applicano il diritto svizzero, per rientrare al più presto pena il licenziamento.

Roberto Canali