
Giuseppe Augurusa, Cgil frontalieri
Como – Negli ultimi mesi, di fronte al calo percentuale dei lavoratori italiani impiegati in Canton Ticino, in tanti hanno insinuato che questo calo anomalo dopo anni di crescite record fosse da imputare ai nuovi accordi fiscali sottoscritti tra Italia e Svizzera. Il risultato, non del tutto imprevedibile, della distinzione tra “vecchi“ e “nuovi“ frontalieri i primi subordinati solo alla tassazione elvetica e i secondi sottoposti anche all’Irpef. Così molti lavoratori Italiani, in particolare quelli con i nuovi contratti, avrebbero trovato meno attrattivo il richiamo della Svizzera dagli stipendi d’oro sì, ma patto di non doverli dichiarare anche al fisco italiano.
“Mi sembrano considerazioni un po’ grossolane – spiega Giuseppe Augurusa, responsabile per la Cgil dei frontalieri – il calo del numero di frontalieri oltreconfine è dovuto a una concomitanza di cause, non ultima il fatto che l’economia del Canton Ticino cresce meno di quelle degli altri Cantoni germanofoni dove infatti il numero di frontalieri al contrario è in aumento. Quindi da un lato occorre analizzare il fattore della domanda e dall’altro quello dell’offerta dove la retribuzione è solo uno dei fattori che entrano in gioco, perché poi vanno presi in considerazione anche altri elementi come i tempi di vita particolarmente importanti dopo l’esperienza del Covid”.
Il confronto quindi non può essere fatto tra vecchi e nuovi frontalieri? “Diciamo che lascia il tempo che trova perché un lavoratore italiano che oggi decide di andare a lavorare in Canton Ticino lo fa non prendendo a metro di confronto gli stipendi italiani. La condizione di vecchio frontaliere è uno status che la persona si porta con sé anche se cambia posto di lavoro e meno male che siamo riusciti a introdurlo, correggendo una legge che se fosse stata applicata così com’era prevista nella formulazione del 2015 avrebbe subordinato anche i lavoratori storici alla doppia tassazione”. Però il numero di frontalieri in Canton Ticino è diminuito, un caso unico negli ultimi anni.
“Le diverse condizioni di crescita del Ticino penso che aumentino o diminuiscano in relazione all’Italia. Anche nel nostro Paese sono state introdotte delle riforme fiscali che possono avere disincentivato alcune figure professionali a spostarsi oltreconfine. È molto complesso andare a confrontare due sistemi fiscali, quello italiano e quello svizzero, che sono molto diversi tra di loro. Ad esempio nel caso dei nuovi frontalieri occorre valutare anche l’effetto della deduzione d’imposta e delle detrazioni fiscali che variano da caso a caso”.