Como, 26 giugno 2018 - Nel giro di un paio di settimane sono completamente cambiate, a favore dei frontalieri, le regole del mercato del lavoro in Svizzera, grazie a una decisione dell’Unione Europea e alla Segreteria di Stato dell’Economia Elvetia. I ministri degli affari sociali dell’UE hanno trovato infatti raggiunto accordo su un nuovo meccanismo per il versamento delle indennità di disoccupazione ai lavoratori frontalieri. A pagare non sarà più il Paese di residenza, ma quello in cui la persona lavorava e versava contributi da almeno un anno. Il testo dovrà essere approvato da Parlamento ed eventualmente, se modificato, essere oggetto di una procedura di conciliazione. Le conseguenze economiche potrebbero essere pesanti anche per la Svizzera, alla quale Bruxelles chiede di adottare la modifica. Nel corso di una riunione di comitato misto sulla libera circolazione, Berna aveva ipotizzato che la fattura potrebbe crescere di un importo di alcune centinaia di milioni di franchi.
«Questa misura comporterà un riequilibrio dei diritti all’interno del mercato del lavoro Svizzero e sarà uno strumento importante per la lotta al dumping salariale, vero cancro dell’economia – spiega Sergio Aureli, che si occupa di frontalieri per il sindacato elvetico Unia - Laddove i diritti verranno riequilibrati la concorrenza tra manodopera non verrò più fatta, come noi auspichiamo da sempre, attraverso l’opportunità di pagarla meno ma unicamente attraverso la qualità della stessa». Contrario il consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, che ha presentato un’interpellanza in Consiglio Federale.
«La Commissione europea vorrebbe cambiare le regole del gioco a proposito della disoccupazione dei frontalieri - spiega - Oggi gli oltre 314.000 frontalieri che lavorano nel nostro Paese pagano i loro contributi in Svizzera, ma ricevono le indennità dallo Stato di residenza. In cambio la Svizzera versa ai Paesi di residenza dei frontalieri un indennizzo pari a 3 mesi di disoccupazione per chi ha lavorato meno di un anno o a 5 mesi per chi ha lavorato di più. I Cantoni con molti frontalieri, in prima linea il Ticino dove è attivo oltre il 20% del totale dei lavoratori provenienti da altri Paesi presenti su territorio nazionale, si troverebbero confrontati con la necessità di potenziare in modo importante gli uffici regionali di collegamento, facendosi carico dei rispettivi costi aggiunti». Nei giorni scorsi i lavoratori italiani impiegati in Canton Ticino hanno ottenuto un altro risultato storico, quello di essere trattati alla stessa maniera dei loro colleghi svizzeri in caso di crisi aziendali che portino a riduzioni dell’orario di lavoro. Fino ad ora infatti i frontalieri non usufruivano di alcun tipo di ammortizzatore sociale, adesso la Segreteria di Stato dell’economia elvetica ha deciso di ammetterli alla disoccupazione parziale.