Como, 29 maggio 2020 - Uno sconfinamento o uno sgambetto, a seconda dei punti di vista, quello tentato nelle scorse settimane dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, insieme al presidente del Canton Ticino Christian Vitta per cercare un’intesa al dilemma della doppia tassazione dei frontalieri. Siccome la competenza in materia è dello Stato a Roma l’iniziativa non è stata vista bene, soprattutto dal Pd. "Fontana, piegandosi completamente a tutte le richieste ticinesi, chiede al Governo italiano di abrogare l’accordo del 1974, che regola oggi i rapporti tra i due paesi e la fiscalità dei frontalieri, per sostituirlo con un nuovo testo che peggiora addirittura l’accordo “parafrato” dalle diplomazie nel 2015 – spiegano i parlamentari Dem, Chiara Braga e Alessandra Alfieri - La prima cosa che lascia sgomenti è la data della lettera: 30 aprile 2020. Nel pieno della più grave emergenza sanitaria che abbia mai colpito la Lombardia e che sta stravolgendo l’economia di frontiera, il presidente della Regione, al posto di mettere in campo misure per rilanciare i territori di confine, chiede subito un nuovo accordo fiscale sfavorevole per Comuni e frontalieri".
In particolare nella lettera firmata da Fontana si fa riferimento al fatto che "almeno íl 50% del gettito aggiuntivo generato dalla progressiva piena ímposizíone in Italia dei lavoratori frontalierí, verrà conferito a Regione Lombardia, che distribuirà tali risorse ai Comuní della fascia di frontiera da destinare ad investimenti sul territorio". "Fontana chiede che per i frontalieri sia applicato il nuove regime fiscale senza correggere le criticità che avevano portato i parlamentari del Pd a fermarlo, e chiede addirittura che sia applicato da subito e senza gradualità ai nuovi frontalieri – proseguono i parlamentari Dem - Inoltre cerca di mettere mano sulla gestione dei ristorni chiedendo che almeno il 50% dell’extra gettito derivato dalla nuova tassazione sui frontalieri sia gestito da Regione Lombardia e non direttamente versato ai Comuni. Questa azione di Fontana e della Lega ci trova totalmente in disaccordo, nei tempi, nel metodo e nel merito. Non si possono tradire così i lavoratori e le comunità di frontiera ed è goffo il tentativo di Fontana di vendere questa lettera come il frutto di un percorso condiviso".