Nessun problema per lo smartworking dei frontalieri, a patto che non superino la soglia del 25% del loro monte ore. A chiarirlo è la legge di Bilancio, che interviene su alcuni aspetti nella gestione fiscale dei frontalieri Italia-Svizzera. Il nuovo protocollo, sottoscritto nel 2024 e che trova applicazione dal 1° gennaio, consente ai frontalieri di poter svolgere fino al 25% della propria attività di lavoro dipendente in telelavoro. Una possibilità di cui potenzialmente può usufruire un terzo degli oltre 79mila italiani che ogni giorno si recano al lavoro in Canton Ticino, la maggior parte dei quali risiede nelle province di Varese e Como. Allo smartworking sono interessati circa 24mila di loro, quelli impiegati nel terziario e in particolare nelle aziende, negli uffici e negli istituti di credito.
Un fenomeno esploso durante il Covid, quando anche agli impiegati frontalieri è stato chiesto di lavorare da casa utilizzando il computer, godendo di una momentanea moratoria fiscale grazie all’intesa tra i due Stati. Finita l’emergenza però si è posto, soprattutto dal punto di vista fiscale, il tema dei limiti allo smartworking dei lavoratori italiani impegnati oltreconfine. Se per il fisco francese il limite tollerato è del 40% del monte ore, per quello italiano è il 25%, come chiarisce la Finanziaria. "I frontalieri possono svolgere fino al 25% della loro attività in modalità di telelavoro presso il proprio domicilio nello Stato di residenza senza che ciò comporti la perdita dello status di lavoratore frontaliere".
Ai fini della definizione territoriale dell’imposizione fiscale, l’art. 3 dell’accordo prevede che i salari e gli stipendi ricevuti dai frontalieri, pagati da un datore di lavoro quale corrispettivo di un’attività di lavoro dipendente, sono imponibili nello Stato contraente in cui l’attività di lavoro dipendente viene svolta. La legge di Bilancio specifica che l’attività di lavoro dipendente svolta dal lavoratore frontaliere in modalità di telelavoro presso il proprio domicilio nello Stato di residenza, fino al massimo del 25% del tempo di lavoro, si considera effettuata presso il datore di lavoro nell’altro Stato contraente.
È bene ricordare che in base a un “accordo multilaterale“ in materia di telelavoro favorito dall’Ue, una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera, dal 1° gennaio 2024 potrà lavorare da casa al massimo per il 49,99% del tempo di lavoro previsto dal contratto stesso, senza avere modifiche nel proprio inquadramento pensionistico e assicurativo. Le uniche differenze, superando il 25% del monte ore, sono a livello fiscale e prevedono per i “vecchi frontalieri“, la necessità di dichiarare il reddito da lavoro in Italia, mentre i nuovi, se oltrepasseranno la soglia del 25%, dovranno pagare in Svizzera le imposte alla fonte, secondo le aliquote ordinarie e non più nella misura dell’80%, come accadrebbe normalmente.