Como, 24 ottobre 2023 - Con la vittoria dell’Udc e più in generale della destra Svizzera si annuncia più complicato non solo trasferirsi a vivere oltreconfine, ma anche ottenere un semplice permesso di lavoro. Al netto degli accordi internazionali, ad esempio il trattato di Schengen al quale anche la Confederazione elvetica ha aderito seppure con intense con i singoli stati, il vero freno è prima di tutto economico perché le aziende e più in generale l’economia hanno bisogno di manodopera che la sola forza lavoro interna non è in grado di garantire. Lo stesso però si potrebbe arrivare a un giro di vite contingentando l’accesso in base alle esigenze dei singoli settori produttivi, oppure rendendo meno appetibile per i lavoratori frontalieri la scelta di lavorare oltreconfine ricorrendo alla leva fiscale. Lo strumento sono i referendum federali, uno strumento che l’Udc già in passato ha dimostrato di saper utilizzare molto bene. «Chiedere un maggior contributo finanziario a chi beneficia a larghe mani della libera circolazione delle persone, nel pieno rispetto della nostra autonomia fiscale e costituzionale non configura una crassa discriminazione ma piuttosto un atto dovuto utile ad alleviare la pressione sui cittadini ticinesi», spiegava qualche anno fa il presidente Marco Chiesa che non ha mai cambiato idea in proposito. Adesso che il suo partito ha ottenuto addirittura 9 seggi in più al Consiglio nazionale e può contare su 62 consiglieri su 200 si tratta di passare dalle parole ai fatti. «Il fallimento dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, da sempre criticato dall’UDC, ha portato in Svizzera dal 2002, data della sua entrata in vigore, oltre 1.5 mio di persone. In particolare, nel nostro Cantone, nel 2023 il numero dei frontalieri è arrivato a quota 80mila - ha sottolineato in campagna elettorale Roberta Soldati eletta per l’Udc al Granconsiglio - Urge trovare una soluzione radicale per arginare questa immigrazione incontrollata. L’introduzione del salario minimo è stato “uno specchietto per le allodole”, poiché ad oggi non ha avuto alcun effetto positivo, se non quello di favorire i frontalieri, i quali addirittura in certi settori, soprattutto in quello sanitario, sono arrivati ad occupare posti dirigenziali privilegiando a loro volta, l’assunzione di ulteriori frontalieri».
Il 9 febbraio 2014 gli elettori svizzeri avevano accolto l’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa che chiedeva di ritornare al metodo del contingentamento, già in vigore prima dell’introduzione della libera circolazione. Malgrado il risultato favorevole alle urne le autorità federali non hanno mai applicato le restrizioni, temendo ritorsioni da parte dell’UE in materia di libera circolazione delle merci.
«Ora l’UDC, con la tipica tenacia svizzera, ci riprova, chiedendo a gran voce di tornare a gestire l’immigrazione in modo indipendente, che i richiedenti asilo che commettono reati penali vengano esclusi dalla procedura di asilo ed espulsi immediatamente e più in generale, chi non vuole mantenersi autonomamente deve lasciare il nostro Paese conclude Roberta Soldati - Mi chiedo, possibile che tutto ciò in certi Stati venga applicato, mentre che in Svizzera questi principi basilari, fanno urlare allo scandalo».