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L’Udc nel 2010 lanciò la campagna "Bala i ratt" contro i frontalieri
Como - Dire che si sono schierati dalla parte dei frontalieri è po’ troppo, ma di sicuro l’Udc ha cambiato idea rispetto a quando, nel settembre del 2010, lanciò la campagna 'Bala i ratt' in cui i lavoratori italiani erano paragonati a topi famelici che si muovevano all’assalto della Svizzera.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e finalmente il partito elvetico, molto forte in Canton Ticino dove per anni ha stretto un’alleanza di ferro con la Lega dei Ticinesi, sembra aver ammorbidito le sue posizione in materia di frontalieri. La svolta è maturata in questi giorni con la decisione di organizzare una raccolta di firme insieme ai Liberali e al Partito popolare democratico per organizzare un referendum che porti all’abolizione della cosiddetta "tassa di collegamento", un balzello inventato dagli ex-alleati per limitare l’utilizzo dell’auto da parte dei frontalieri. Approvata il 14 dicembre del 2015 dal Gran Consiglio del Canton Ticino e confermata con un referendum il 5 giugno del 2016, la tassa che entrerà in vigore dal 1 gennaio del 2025 colpisce aziende e centri commerciali con più di 50 posti auto e prevede l’obbligo di versare da 1,5 a 3,5 franchi al giorno per ogni stallo.
In particolare per le aziende è prevista la possibilità da parte del datoredi lavoro di rivalersi, attraverso una trattenuta in busta paga, sui propri lavoratori. Inutile dire che moltissimi di loro sono frontalieri, accusati di intasare con le loro auto le strade e l’autostrada del Canton Ticino anche da una recente ricerca del Dipartimento del Territorio che ha rivelato come l’82% delle vetture con targa italiana viaggiano con il solo conducente a bordo. Peccato che la tassa di collegamento, che secondo le stime dei suoi estensori inciderà sulle tasche degli automobilisti-lavoratori per 875 franchi l’anno (al cambio 886 euro), oltre ai frontalieri andrà a colpire anche gli svizzeri.
Secondo le ultime proiezioni i due terzi del nuovo balzello rimarrebbero in carico ai residenti in Canton Ticino, senza contare il costo per i centri commerciali che pur spendendo un po’ meno, 1,5 franchi al giorno, si vedrebbero costretti a ridurre i loro utili o aumentare i prezzi. Da qui la decisione dell’Udc di fare marcia indietro e promuovere una raccolta di firme per organizzare un nuovo referendum. Per riuscire nell’impresa entro il prossimo 3 febbraio dovranno raccoglierne 7mila, poi toccherà ai ticinesi decidere. Questa volta a fare il tifo ci sono anche i frontalieri.