Como – Turni massacranti, stipendi modesti e la sensazione di essere sempre in prima linea, senza un’adeguata protezione da parte dello Stato. Sono tanti i motivi per cui l’infermiere è diventato un mestiere ingrato, e per chi vive lungo la fascia di confine ce n’è anche uno in più: gli stipendi d’oro che a parità di orario vengono riconosciuti a chi decide di andare a lavorare in Svizzera.
Oltreconfine con l’abilitazione in tasca si guadagna il 46,2% in più, ovvero 5.500 euro lordi contro 2.600 euro, lo stipendio che in Italia viene riconosciuto a un primario. Così nonostante l’aumento del 4% concesso l’anno scorso è difficile competere per gli ospedali di Como e Varese con 33.900 euro l’anno contro gli oltre 70mila euro lordi che vengono promessi a chi scegli una qualsiasi clinica del Canton Ticino.
Senza contare che l’altro provvedimento promesso con la Legge di Bilancio, l’indennità di frontiera da ricavare attraverso il “contributo sanitario” obbligatorio dei frontalieri, non è ancora entrato in vigore. Un primato quello del ottenuto dal Ministero dell’Economia che con un solo articolo è riuscito a far arrabbiare 80mila frontalieri, da mesi pronti a dar battaglia legale per non dover pagare dal 3 al 6% del reddito imponibile, e gli infermieri che si sono sentiti presi in giro dall’ennesima promessa rimasta solo sulla carta.
Nell’attesa per riuscire ad arginare la fuga di 4mila infermieri verso la Svizzera e riuscire a recuperare i 10mila che mancano nella nostra regione, l’unica speranza è riuscire a ottenere, in tempi brevi, almeno gli alloggi per gli infermieri a prezzi calmierati. La promessa arriva dall’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, e dovrebbe diventare effettiva soprattutto per la provincia di Como e quella di Varese. “Una mezza vittoria - commenta Massimo Coppia, segretario Uil Fp Lario e Brianza - Perché noi oltre che gli alloggi a prezzi calmierati e incentivi per far comprare le case ai nostri sanitari, vorremmo destinare una Zes per incentivi economici per quanto riguarda le buste paga dei nostri dipendenti”.
Gli alloggi residenziali degli enti sanitari sono 843, di cui 542 sfitti o inagibili. La delibera invita la Giunta a reperire le risorse all’interno del piano di bilancio per riqualificarli e metterli a disposizione del personale.