Erba, 5 luglio 2024 – C’è un nome che torna nell’inchiesta riguardante la scomparsa di Greta Spreafico, la cantante rock di Erba scomparsa a Porto Tolle, località nel Delta del Po, più di due anni fa. È quello del giardiniere Andrea Tosi, 58 anni, l’ultimo uomo ad aver visto viva Greta, 53 anni all’epoca della sua sparizione.
Indagato una prima volta con l’accusa di distruzione e occultamento di cadavere – posizione successivamente archiviata – è nuovamente sotto accusa, sempre per opera della procura di Rovigo. Stavolta agli addebiti precedenti, legati a suoi ipotetici comportamenti successivi alla morte di Spreafico, si aggiunge l’accusa, ben più grave, di omicidio preterintenzionale.
Nella sostanza i pm rodigini vogliono accertare se Tosi – che aveva conosciuto la donna sui social e con lei avrebbe trascorso gli ultimi giorni prima della sua scomparsa – abbia causato la morte della rocker erbese, dopo averla colpita durante una lite o per altre motivazioni.
Gli ultimi ritrovamenti
Come si è arrivati a mettere nuovamente Tosi sotto accusa? “Merito” dell’ostinazione dei carabinieri, tornati a ispezionare l’abitazione di Porto Tolle dove Greta ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita “pubblica” (ipotizzando sia ancora viva). Qui, dentro a una borsa, i militari dell’Arma hanno trovato una copia delle chiavi dell’auto della donna, una Kia Picanto, oltre che un capello giudicato d’interesse investigativo e rinvenuto su una t-shirt di Greta.
Tutto il materiale è stato sequestrato e analizzato, convincendo i pm a muovere le nuove accuse nei confronti di Tosi.
La versione del giardiniere
Tosi attualmente si trova in una comunità di recupero. Ascoltato ai microfoni della trasmissione Iceberg di Telelombardia, ha detto che il giorno della scomparsa di Greta lui e la compagna sono stati a casa della cantante “mezzora o poco più, il tempo di una birra”.
I due poi avrebbero salutato l’erbese e sarebbero andati via, senza sapere più nulla di lei. Sempre in tv si è parlato di un’intercettazione telefonica, un dialogo fra Tosi e la compagna, precedente l’archiviazione dell’indagine sul giardiniere, in cui l’uomo sembrerebbe ammettere l’omicidio (“Tu non l’hai uccisa vero?”, dice la donna. E Tosi, di rimando: “Ma sì sono stato io”). Parole che ora potrebbero essere analizzate nuovamente dagli inquirenti.
I tasselli mancanti
L’inchiesta sulla scomparsa di Greta Spreafico si è bloccata a fronte della mancanza di “evidence” decisive per indagini di questo tipo: non si trovano il cadavere della donna e nemmeno una possibile arma del delitto. Per non parlare dell’auto di Greta: l’analisi dell’abitacolo avrebbe sicuramente potuto consegnare ai carabinieri elementi utili a ricostruire il puzzle.
Ora la nuova svolta, con il ritorno di Andrea Tosi sotto i riflettori della magistratura. Vediamo dove porterà questo filone.