
I due soci fondatori di Grom (Cusa)
Como, 8 aprile 2016 - L'unica controindicazione conosciuta è che può creare dipendenza. Ma per chi «può resistere a tutto tranne che alle tentazioni», come amava ripetere Oscar Wilde, da oggi una tappa obbligatoria in città è in via Luini, dove ha aperto i battenti l’ultima, in ordine di tempo, delle gelaterie Grom. «Finalmente siamo arrivati a Como – spiega Federico Grom, patron insieme all’amico-socio Guido Martinetti di quello che è diventato tra i marchi del Made in Italy più apprezzati al mondo – era da tempo che sognavamo di farlo, ma ci mancava la sede adatta. Il negozio è aperto già da qualche giorno e la risposta da parte delle persone è stata buona». Quasi come i gusti che Federico e Guido hanno creato uno a uno, selezionando i prodotti migliori e abolendo qualsiasi tipo di conservante. «Abbiamo iniziato tredici anni fa senza sapere nulla di questo mondo – sorridono – e ci siamo ripromessi che non si saremmo arresi prima di essere riusciti a fare il miglior gelato del mondo. Non abbiamo la supponenza di dire che abbiamo raggiunto questo risultato, ma diciamo che siamo a buon punto».
Al loro posto parlano i clienti, non solo in Italia, ma anche a Dubai, Giacarta, Hollywood, New York, Osaka, Parigi e prossimamente Tokyo, tutti pazzi per i coni da gustare come fossero i piatti di un grande chef, giocando a indovinare i sapori e le fragranze. «Infondo l’idea alla base è la stessa – sottolinea Guido Martinetti – utilizzare materie prime di qualità assoluta. Dietro ogni gusto c’è una ricerca che in alcuni casi può durare mesi. Quando si rinuncia a coloranti, aromi, conservanti ed emulsionanti non si può barare, il gelato fatto come si faceva una volta richiede latte fresco di alta qualità, uova di galline allevate a terra, frutta fresca coltivata in maniera biologica che proviene dai migliori consorzi italiani e dalla nostra aziende agricola Mura Mura». Nel laboratorio di produzione di Torino vengono preparate ogni giorno le miscele liquide, che vengono distribuite, alle singole gelaterie dove poi sono mantecate fresche. Facile a dirsi complicatissimo a farsi, tanto che tra i segreti di Grom c’è anche una gestione teutonica, o come preferiscono dire i fondatori «sabauda», della logistica e della catena del freddo. Nulla è lasciato al caso, dal banco-frigo per il gelato alla macchina per fare la panna, costruita negli anni ’50 in Germania «costosa, ma l’unica in grado di non incorporare l’aria durante la lavorazione». Una cura maniacale che finisce servita in migliaia di coni e coppette, un simbolo del «Made in Italy» che piace anche negli Usa.
di ROBERTO CANALI