È rimasto indigesto a tanti l’ultimo Dpcm del Governo che impone di non uscire dai confini del proprio Comune nelle giornata di Natale, Santo Stefano e il primo giorno dell’anno. Una norma che oltre agli affetti familiari rischia di creare disparità anche tra le attività economiche presenti nei piccoli paesi, i ristoranti ad esempio, ai quali non rimarrà che rimanere chiusi nei giorni di festa a meno di non apparecchiare esclusivamente per i residenti. "Nel decreto legge, la norma sui limiti nelle feste natalizie è da rivedere almeno per i piccoli e i medi Comuni – spiega Mauro Guerra, primo cittadino di Tremezzina, ma anche presidente di Anci Lombardia - Una cosa è non poter uscire dal Comune di Milano o di Roma, tutt’altra cosa è non potersi spostare tra Comuni di qualche centinaia o migliaia di abitanti". Un provvedimento troppo drastico quello del Governo anche per il primo cittadino di Laglio, Roberto Pozzi. "Che la pandemia sia una tragedia epocale e che, dunque, tutti i problemi non legati alla mera sopravvivenza, debbano cadere in secondo piano, lo so – sottolinea - Che vada fatto ogni sforzo per spezzare la diffusione del virus, anche. Ma che l’applicazione della norma che ancora vieta di spostarsi dal proprio Comune se non per motivi di salute-lavoro-comprovate necessità, crei, oggettive, discriminazioni tra gli abitanti delle città e quelli che vivono nei paesi è un dato acclarato e insopportabile. Chi abita a Como, Milano, Varese, non ha limitazione allo shopping chi abita nel paesello laghée si deve accontentare, quando va bene, del supermarket sotto casa. Se si aprono i negozi, si deve consentire che tutti possano scegliere dove fare acquisti. Stabilendo i modi ma non discriminando". Ro.Can.