Brienz (Svizzera), 18 novembre 2024 – Abbandonare la propria casa e lasciare il proprio paese sapendo che probabilmente non li si rivedrà mai più è molto più di una partenza, è un esodo. Ai 91 abitanti del villaggio elvetico di Brienz, nel Canton Grigioni, a una novantina di chilometri dal confine italiano, è capitato per la seconda volta negli ultimi due anni.
Ieri alle 13, al suono delle sirene, sotto lo sguardo attento degli agenti della polizia cantonale e dei vigili del fuoco, se ne sono andati abbandonando i ricordi di una vita per sfuggire alla frana che ancora una volta minaccia di spazzare via il loro villaggio.
È una storia antica: la prima colata di detriti in base a quello che hanno potuto ricostruire i geologi cominciò a scivolare sulla sponda destra del paese nel 1878, a una velocità di quattro metri al giorno. Le cronache dell’epoca raccontano che per un anno e mezzo le rocce continuarono a muoversi, per poi fermarsi a un centinaio di metri dalle case.
Da allora convivere con la paura è diventata una necessità per le famiglie del piccolo centro della valle dell’Albula, considerato uno dei luoghi più pericolosi della Terra non fosse altro perché basta alzare lo sguardo per vedere l’enorme massa di roccia, 1,2 milioni di metri cubi, che incombe minacciosa.
Per questo a Brienz tutti vivono con la valigia sotto il letto, pronti ad andarsene con la speranza di poter tornare. Fu così nel 2023, con la frana che il 16 giugno fece impazzire i sismografi in quota e i cuori dei residenti, ma che arrestò la sua discesa dopo qualche giorno mantenendosi però a distanza.
Questa volta potrebbe andare molto peggio perché l’ondata di eccezionale maltempo annunciata nelle prossime ore rischia di accelerare il movimento del fronte franoso, senza dare (forse) possibilità di scampo al paese. Secondo il geologo Stefan Schneider il sottosuolo dell’altipiano su cui si trova Brienz è costituito da ardesia e di roccia molto molle, e l’acqua rende tutto molto instabile formando una sorta di poltiglia viscida. Così se il villaggio slitta a valle, con una velocità di 2,5 metri all’anno, il pendio sovrastante si muove invece di circa 20 centimetri al giorno. Una rincorsa dall’esito scontato.
L’ultimo ad abbandonare il paese è stato il sindaco di Albula, Daniel Albertin. "Durante la perlustrazione dopo l’evacuazione abbiamo sentito più volte il rumore delle rocce che si staccavano dal pendio", ha detto. Su tutta l’area è anche stato istituito un divieto di sorvolo. Chi verrà sorpreso a oltrepassare gli sbarramenti di cemento rischia una multa di 5mila franchi, oltre 5.300 euro. Adesso qui comanda solo la frana.