C’è il Covid, "che non è ancora diventato un’influenza", e ci sono i batteri resistenti agli antibiotici, che preoccupavano gli addetti ai lavori anche prima della pandemia e certo non sono stati eliminati dal coronavirus. "Nel 2050 potrebbero diventare un problema peggiore del cancro, perché non abbiamo nuovi antibiotici e le infezioni di questi germi “cattivi” hanno costi spropositati che impatteranno sul nostro sistema sanitario", spiega Giuliano Rizzardini, direttore del reparto di Malattie infettive 1 dell’ospedale Sacco che con i colleghi Andrea Gori, direttore dell’unità di Malattie infettive del Sacco e professore in Statale, e Paolo Bonfanti, professore alla Bicocca e primario di Malattie infettive al San Gerardo di Monza, ha organizzato ieri a Milano la seconda edizione del congresso "Acta Reboot - Attualità e controversie in terapia antinfettiva". Protagonisti proprio i germi "multiresistenti" ai farmaci, anche a causa dell’abuso di antibiotici da parte degli esseri umani e negli allevamenti. "Su 33 mila persone che ogni anno muoiono in Europa per queste infezioni, undicimila sono italiane – chiarisce Bonfanti –. Finalmente abbiamo un piano nazionale di contrasto, ma occorre una campagna con diverse stategie, dalle università ai medici di base che sono i grandi prescrittori all’educazione della popolazione all’uso corretto di un bene prezioso".
Intanto, il Covid non è sparito. Alle porte di un autunno non ancora climatico, e in un contesto in cui "chi è asintomatico o ha pochi sintomi non fa più il tampone", sottolinea Bonfanti, la risalita dei contagi Covid si manifesta negli ospedali: agli Infettivi del San Gerardo, al momento, sono ricoverate una decina di persone anziane o con altre patologie per polmonite da coronavirus, mentre gli Infettivi del Sacco, che hanno molti più letti, hanno anche pazienti Corona senza polmonite, altrove isolati nei reparti dov’erano ricoverati per altre malattie. Il Covid, sottolinea Rizzardini, può ancora essere pericoloso per le persone fragili: "Il rischio di mortalità per gli anziani è più alto rispetto alla vecchia influenza, senza contare che le due patologie si possono sovrapporre; e diminuisce con le vaccinazioni".
Al momento riservate proprio ai fragili oltre che alle persone esposte per professione: durante il vax day di domenica in 6.500 sono andati a farsi iniettare l’antinfluenzale, ma poco più di 2.700 hanno accettato anche l’antiCovid. "C’è chi teme di “sovraccaricare il sistema immunitario” con più vaccini, senza ricordare che i bambini li fanno da sempre - spiega Rizzardini –. Ma ho fiducia, basta mandare messaggi chiari, come ha fatto l’assessore Bertolaso: questa non è la quinta dose ma un vaccino nuovo, che copre tutte le varianti oggi in circolazione". Giulia Bonezzi