Fggeto Lario (Como) – “Qui non succede niente“ è il primo romanzo di Giuseppe Guin, 67 anni, giornalista (in pensione), scrittore (in pausa), immobiliarista (per caso). E invece mentre Guin buttava giù quelle righe a metà degli anni Duemila guardando il lago di Como dalle mura dell’allora rudere, oggi ‘The writer’s nest’ (il nido dello scrittore), su quelle sponde stava cambiando tutto. E molto in fretta.
Senza quasi accorgersene il Lario, sino ad allora piuttosto sonnacchioso, stava diventando una sorta di Monte Carlo nostrana, dove incrociare George Clooney, Brad Pitt, Madonna, Mark Zuckerberg o Taylor Swift è la norma. E così Guin, che aveva acquistato il rudere nel 2001 “per poche decine di migliaia di euro”, oggi lo mette sul mercato a 6 milioni di euro grazie all’interessamento di Forbes America: 50mila euro al metro quadro, “il giardino è però incluso nel prezzo”, per un pezzo (molto mondano) di sogno che sino al 2019 non era agibile ed era formalmente un deposito attrezzi. Già oggi per dormirci “senza avere alcun servizio”, nemmeno le pulizie, bisogna sborsare 2.500 euro a notte.
Guin, ma lei un posto così come l’ha trovato?
“Per caso: ero in gita in barca con amici e dentro un bosco ho intravisto delle pietre. Ho chiesto di poter attraccare e sceso ho visto due casette diroccate in un’antica cava dismessa: me ne sono subito innamorato, anche perché da qualche tempo cercavo un rifugio per sfuggire alla città e al lavoro. Mi è sembrato perfetto malgrado non fossi praticamente mai salito su una barca e quel posto fosse raggiungibile solo via lago”.
E come ha convinto il proprietario a cederglielo?
“Ci ho messo almeno sei mei solo a capire chi fosse, alla fine dopo aver fatto di tutto grazie a una dritta sono risalito a un noto industriale di Orsenigo (sempre nel Comasco, ndr) che non ha avuto problemi a cedermelo: lo usava per pescare con il fratello, ma entrambi da un pezzo non ci andavano più”.
Come sono stati i primi anni?
“Qui ho trovato pace e tranquillità: per anni è stato il mio rifugio, il luogo degli amici e degli affetti, e il posto dove ho scritto 12 romanzi grazie ai racconti dei vecchi cavatori e dei pescatori che venivano a farmi visita”.
Perché lo vende allora?
“Non ho mai pensato di cederlo a qualcuno, questo era un luogo da sogno e d’ispirazione, ho sempre creduto che sarebbe stato anche il ritiro per la mia vecchiaia. Poi nel 2017, non avendo l’abitabilità essendo ancora un deposito, ho deciso di ristrutturarlo con il proposito di venirci a vivere stabilmente, ma lì tutto è cambiato”.
In che modo?
“L’architetto a cui mi affido mi dice subito che sarebbe stato assurdo non sfruttarlo come casa vacanza. Mi convince, anche perché nel frattempo avevo realizzato che passare la vecchiaia completamente isolato, dove anche salire su un barca con il maltempo è un problema, non era una buona idea. Così dopo un anno di cantiere nel 2019 apre “The writers nest“”.
Chi sono i turisti che spendono 2.500 euro a notte?
“Stranieri da tutto il mondo: in 5 anni mai visto un italiano”.
Si sente più fortunato o più bravo per questo acquisto?
“Tutto ciò che è successo è stato un caso, non ho mai pensato di fare business”.
Secondo lei il “boom“ immobiliare comasco è un fenomeno unico?
“Sì, credo che ciò che è accaduto qui legato, purtroppo, solo a un incredibile afflusso di star da tutto il mondo, sia irripetibile: Clooney ha acquistato Villa Oleandra di fronte al rudere poco dopo che avevo fatto il rogito, la Ferragni a 200 metri di distanza... non capita ovunque”.
Il lago ora è un posto migliore?
“Questa terra ha conservato un fascino unico indipendentemente dalla star: qui ci sono ancora borghi antichi e alpeggi, pescatori e contadini e un paesaggio mozzafiato. Se questo trend continua a non essere governato dalle istituzioni, come è stato sinora, a lungo rischia di avere effetti negativi”.
Cosa ne farà dei milioni della vendita?
“Il rudere è sempre stato un progetto di vita, lo sarà anche dopo: vorrei trasformare quel denaro in qualcosa che abbia un’utilità sociale ancora da definire: può essere un ospedale in Africa o un centro per disabili, vedrò. Qualunque cosa nascerà di sicuro non farò un versamento ma me ne occuperò personalmente”.