Hanno accettato una considerevole riduzione del loro stipendio i dipendenti del Casinò Campione d’Italia per poter garantire la riapertura della Casa da gioco, ma non sono disposti a rinunciare anche alle mance che i giocatori più fortunati, come vogliono la buona educazione e la scaramanzia, lasciano sul tavolo verde ogni volta che vincono una somma cospicua.
"A distanza di 14 mesi dalla riapertura, con i lavoratori che pur tra mille difficoltà hanno consentito con il loro lavoro di centrare gli obiettivi del primo anno e la tanto sospirata omologa del piano concordatario, chiamiamo a coerenza tutte le parti in indirizzo, affinché si convochi immediatamente un tavolo per la risoluzione della problematica e si recuperi quello spirito solidaristico e quella voglia di riscatto che animava l’intera comunità all’alba della riapertura - si legge in una lettera indirizzata dalla Uilcom-Uil del Lario al nuovo amministratore delegato del Casinò Campione d’Italia, Stefano Silvestri e al sindaco Roberto Canesi -. Chiediamo di suddividere le mance non ancora corrisposte ai dipendenti". In base al contratto sottoscritto lo scorso anno il 50% del totale raccolto deve essere suddiviso tra i lavoratori.
"Questa impostazione è stata fortemente voluta dalla proprietà (ovvero dal Comune di Campione che è socio unico della Casa da gioco ndr), allo scopo di incrementare le retribuzioni dei lavoratori appena sufficienti a garantire un’esistenza dignitosa in un contesto economico svizzero". Un tesoretto che però non è stato ancora distribuito nonostante il bilancio positivo del primo anno di riapertura della Casa da gioco. "Chiediamo un confronto immediato perché i lavoratori non possono aspettare oltre, anzi alcuni di loro si sono indebitati per poter far fronte alle spese". Roberto Canali