Saranno i carabinieri del Ros di Roma, e in particolare l’Unità di Analisi del Crimine Violento, ad affiancare i carabinieri dei reparti territoriali nelle indagini che, da quasi una settimana, stanno procedendo sull’omicidio di Candido Montini, il pensionato ex vicesindaco di 76 anni, accoltellato nella sua abitazione di via Ai Monti, a Catasco di Garzeno. Trovato mercoledì mattina da una coppia di vicini di casa, preoccupati per la mancata apertura del suo negozietto, secondo gli accertamenti del medico legale Giovanni Scola sarebbe stato ucciso nel pomeriggio precedente, martedì dopo la pausa pranzo, quando non aveva più riaperto la bottega che si trova a poca distanza dalla sua casa, senza però che nessuno lo notasse, fino alla mattinata successiva. Nel frattempo le indagini da parte del reparto investigativo di Como, del Nucleo investigativo di Menaggio e della stazione di Dongo stanno procedendo fondamentalmente su due piani. Il primo sono i rilievi tecnici, per i quali servono però tempi dettati da esigenze di laboratorio. Sono state raccolte tracce di ogni genere all’interno della casa, comprese quelle ematiche e anche un’impronta, per capire se può avere attinenza con l’aggressione. Anche sul portafogli, rinvenuto vuoto a una ventina di metri da casa di Montini, per terra, sono in corso analisi. Dall’altro le testimonianze.
Dopo i primi colloqui fatti con le persone più vicine – non solo chi o ha trovato, ma anche i figli e le persone più a stretto contatto con lui – domenica le testimonianze si sono estese a una più larga rete di conoscenti e residenti della piccola frazione dell’alto lago, alla ricerca di dettagli che possano rivelarsi utili a orientare le indagini. Non solo particolari che qualcuno può aver notato quel giorno, ma ogni elemento non noto, che possa essere di potenziale interesse per i carabinieri. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore di Como Alessandra Bellù, che nei giorni scorsi ha dato incarico per l’autopsia, il primo accertamento tecnico: da quell’esame sono emersi il numero di ferite e il tipo di arma utilizzata, a integrazione di quanto i soccorritori avevano giù potuto verificare nell’immediatezza. Erano infatti tanti i tagli che presentava Montini, steso a terra a un paio di metri dalla porta di ingresso, il più grave, forse l’unico letale, alla gola.