
Azouz Marzouk, 43 anni, ha iniziato a lavorare come autista di bus per Linee Lecco
ERBA (Como)Un ricorso inammissibile: con questa formula, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello di Milano che un anno fa aveva rigettato l’istanza presentata da Azouz Marzouk, tunisino di 44 anni, condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione per diffamazione aggravata nei confronti dei fratelli Beppe e Pietro Castagna. Rendendo così definitiva la sentenza nei confronti del vedovo di Raffaella Castagna, una delle vittime della strage di Erba dell’11 dicembre 2006, assieme al figlio Youssef di due anni, costata l’ergastolo irrevocabile a Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due coniugi compariranno domani davanti alla Quinta sezione della Cassazione, per discutere il ricorso – l’ennesimo – presentato contro la decisione della Corte d’Appello di Brescia di dichiarare inammissibile l’istanza di revisione del loro processo.
Nel frattempo la sentenza a carico di Marzouk, è arrivata intonsa fino alla Cassazione, così come era stata letta il 6 marzo 2023 dal giudice di Como Veronica Dal Pozzo, che nelle motivazioni aveva definito la condotta diffamatoria di Marzouk "di gravità estrema", raddoppiando la richiesta del pubblico ministero. A processo era finito in seguito alla denuncia presentata degli ex cognati, per un articolo uscito a febbraio 2019 sulla testata on line "il24.it", in cui si sosteneva l’ipotesi che la strage avesse un fine economico: "Indagate sulla famiglia – aveva dichiarato Azouz – mio figlio Youssef conosceva l’assassino… Lo ha ucciso qualcuno vicino a mia moglie. Basta leggersi le carte per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie". Assieme a lui, era stato imputato il giornalista estensore dell’articolo, che aveva risarcito ottenendo una remissione di querela, lasciando a processo dibattimentale il solo Azouz.
In quella frase, il giudice aveva ritenuto chiarissimo il riferimento ai due ex cognati, sottolineando che, a connotare di "speciale disvalore" la sua condotta, c’erano due aspetti: "Non solo che l’accusa provenisse da loro stesso cognato, ma anche e soprattutto che si sia inserita nel fluire di una corrente innocentista e revisionista del processo, risolvendosi in una vera e propria campagna di disinformazione, fatta di sibilline allusioni ed eclatanti denigrazioni, brutalmente lesiva della reputazione dei fratelli Castagna", esponendo i due fratelli "al pubblico disprezzo e al ludibrio della loro immagine". Infine "i plurimi precedenti penali dell’imputato, che peraltro si è completamente disinteressato del processo a suo carico, per quanto risalenti e di diversa fattispecie, dimostrano che non ne ha tratto alcun monito". Assegnando alle due parti civili anche una provvisionale di 70mila euro. Marzouk, tramite il suo difensore, aveva quindi proposto ricorso in Appello, dichiarato inammissibile l’8 marzo dello scorso anno. La stessa valutazione dei giudici di Roma, che hanno definitivamente chiuso il processo.
Dopo una decina di anni trascorsi in Tunisia con la nuova compagna, Azouz Marzouk è tornato a vivere a Lecco, dove è diventato autista di bus, lasciandosi alle spalle le altre vicissitudini giudiziarie, tra cui l’arresto nel 2007 per spaccio di droga e il patteggiamento a 4 anni e 8 mesi un anno dopo, seguito dall’espulsione dall’Italia. Ora dovrà decidere come estinguere questa nuova condanna, per la quale non ha potuto beneficiare della sospensione condizionale.