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Mani della ‘ndrangheta sulla Lombardia: confermate le condanne nel processo “Cavalli di razza”

La Corte d’Appello di Milano ha confermato le pene fino a 16 anni per i mafiosi affiliati alla “locale” di Fino Mornasco: per decenni la cosca ha gestito parte del traffico criminale nella regione

La 'ndrangheta in Lombardia è oggetto di numerose inchiesti recenti

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La presenza della ‘ndrangheta in Lombardia descritta nelle carte giudiziarie del processo scaturito dall’operazione “Cavalli di razza” è lontanissima dal concetto di “infiltrazione”, piuttosto tratteggia un quadro di profondo “radicamento” del gruppo criminale nel tessuto della Lombardia. Al centro del processo c’è la “locale” – così si chiama la principale struttura attraverso cui la ‘ndrangheta si organizza in un territorio – di Fino Mornasco, un comune di diecimila abitanti in provincia di Como. Questa cosca, per molti anni, ha reclutato affiliati e gestito buona parte del traffico criminale nella regione sfruttando – si legge nelle carte – “la forza di intimidazione derivante dalla fama criminale conseguita, nel corso di decenni, nei territori di storico ed originario insediamento”.

A dicembre 2022, già 34 tra ‘ndranghetisti e loro complici erano stati condannati a vario titolo, tra giudizi con rito abbreviati e patteggiamenti, ad un totale di oltre 200 anni di reclusione, con la pena più alta, più di 11 anni, per lo storico boss della ‘ndrangheta in Lombardia Bartolomeo Iaconis. Il processo con rito ordinario si era concluso in primo grado ad aprile 2023 con diverse condanne e oggi, 21 ottobre 2024, la Corte d'Appello di Milano ha confermato quelle condanne, fino a un massimo di 16 anni e 10 mesi di reclusione. 

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Dopo la sentenza del Tribunale di Como in ordinario, la quinta penale d'appello (giudici Vitale-Tallarida-Criscione) ha confermato 16 anni e 10 mesi per Daniele Ficarra e 16 anni per Antonio Carlino. Per Alessandro Tagliente la pena finale è stata aumentata fino a 16 anni e 4 mesi, mentre a 14 anni e 10 mesi è stato condannato Massimiliano Ficarra, commercialista e presunta mente economica della cosca di Fino Mornasco (Como). Per un imputato, assolto in primo grado, è arrivata una condanna a un anno e 10 mesi, pena sospesa. Tra gli imputati assolti nel primo grado figurava Giuseppe Iaconis, figlio di Bartolomeo.

A seguito delle indagini della Squadra mobile di Milano e della Guardia di finanza di Como, coordinate dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano Pasquale Addesso e Sara Ombra, i presunti capi e affiliati al clan erano stati fermati il 16 novembre 2021 nella tranche lombarda di una maxi inchiesta, coordinata anche dalle Dda di Reggio Calabria e Firenze. Un’indagine che aveva inflitto un duro colpo alla cosca della ‘ndrangheta dei Molé-Piromalli, con oltre cento misure cautelari eseguite in tutta Italia.

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Dagli atti era emerso anche che Attilio Salerni e il fratello Antonio (condannati nel processo abbreviato) sarebbero stati gli esecutori di “violenze e minacce nei confronti dei dirigenti” della Spumador spa, azienda di bevande gassate finita nella morsa dei clan e per la quale era stata disposta l’amministrazione giudiziaria per infiltrazioni mafiose, poi revocata.