BERGAMO
I fatti ricoprono un arco di tempo compreso tra il 2016 e il 2017. Siamo ad Arzago d’Adda, nella Bassa. Qui, con qualche parentesi in Liguria ha vissuto la signora C.T. morta nel 2020 all’età di 89 anni. Era sola e vedova. Di lei si sono occupati i nipoti, figlia di una sorella, e più da vicino alcune badanti. E proprio una di queste, una tunisina di 52 anni, B. A.A. (difesa dall’avvocato Asperti) che si è curata della signora per un anno per poi licenziarsi (era stata assunta regolarmente) è a processo per maltrattamenti, furto (sarebbero spariti gioielli che appartenevano all’anziana. Ma con la riforma Cartabia il reato è procedibile solo dietro querela e in questo caso manca, quindi dovrebbe decadere), e utilizzo improprio del bancomat dell’anziana. Si arriva in tribunale dopo che la nipote, parte civile (avvocato Catalfamo) diventata amministratrice di sostegno della zia, scopre delle anomalie sul conto corrente del famigliare. La defunta aveva una polizza che ammontava a 49mila euro, polizza che poi è stata disinvestita. Di conseguenza i contanti cash sono finiti sul conto. Ma quando la nipote - avvertita anche dalla banca dove l’anziana aveva il conto – si rende conto di quella somma iniziale ne erano rimasti solo 17.900 euro ha sospettato qualcosa. Gli altri soldi che fine hanno fatto?. Siamo nel 2017. Nel mirino è finita la badante. Accertamenti sono stati fatti anche sui prelievi fatti con il bancomat di cui l’imputata conosceva il codice. Tornando in aula, ieri è stato sentito un nipote della pensionata, e fratello della denunciate. Ha raccontato che la zia aveva un carattere particolare, a volte duro, spigolosa "preferiva stare da sola, e non vedere gente per la casa. Ad un certo punto avevo smesso di andare a trovarla quando le accennai al ricovero in una struttura che mi sembrava la soluzione ottimale per lei, la cui situazione ad un certo punto era diventata drammatica".
Il rapporto della zia con la badante. "Pensavo che andasse bene. È capitato però che mia zia raccontasse di come la badante a volte la picchiava, le urlava, la trattava male. La sera la mandava a letto presto, dopo aver mangiato: non era contenta. All’inizio ho pensato che mia zia mi raccontasse delle bugie, avevo dei dubbi ma non ora. Inoltre a volte quando andavo da lei la trovavo intontita, come assopita". Pare che l’imputata somministrasse alla signora delle gocce di Minias, che è un sedativo, per farla addormentare prima e andar via di casa in anticipo sull’orario.
Francesco Donadoni