
La discarica della polemica
Mariano Comense (Como), 24 marzo 2021 - Non è piaciuta agli ambientalisti la proroga concessa alla discarica Cascina Settuzzi, l’impianto che sorge a poca distanza dal centro abitato da anni in procinto di chiudere. Nei giorni scorsi il Comune ha autorizzato la possibilità di conferire altre 4.500 tonnellate di rifiuti, assicurando che la proroga non impedirà la chiusura dell’impianto entro l’estate prossima. "E’ un errore autorizzare ulteriori conferimenti di rifiuti questa discarica va chiusa al più presto – dichiara tutta la sua contrarietà Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi“ – Sono fin troppe le proroghe concesse ai conferimenti di rifiuti, la discarica andava chiusa già anni fa. Invece si è intrapresa la strada delle continue proroghe e, nel frattempo, abbiamo assistito anche ai pericolosi incendi che più volte hanno interessato i depositi di rifiuti". L’ultimo si è verificato domenica 14 marzo nel bosco che costeggia via del Radizzone e se le fiamme non hanno provocato danni all’impianto lo si deve al canale di scolo delle acque costruito in cemento che ha fatto da linea tagliafuoco. Non è andata così nel 2014 e nel 2018, quando la discarica è stata data alle fiamme proprio come nel marzo del 2019 (foto) quando buona parte dell’impianto è bruciato e in città per ventiquattrore si sono dovute tappare porte e finestre per non respirare il fumo. «La discarica è un metodo obsoleto e pericoloso per lo smaltimento dei rifiuti, perché crea un pesante impatto ambientale – prosegue Fumagalli – Per questo motivo l’impianto di Cascina Settuzzi deve essere chiuso al più presto. Chiediamo alla Giunta di Mariano di ritirare la recente delibera e di dare lo stop ai conferimenti di rifiuti, da subito. Oltre a chiederne l’immediata chiusura, come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi“ chiediamo un serio programma di monitoraggio che metta al sicuro il sito, anche per il futuro". Comunque, "anche chiusa la discarica può costituire un pericolo per l’ambiente, sia per eventuali incendi che dovessero svilupparsi, sia per la tenuta dei fronti, sia per il percolato che dovesse fuoriuscire dal fondo – concludono gli ambientalisti – Ricordiamo che l’impianto è attivo dal 1982 e in tutti questi anni sono state interrate diverse tipologie di rifiuti, anche in grado di sviluppare un percolato potenzialmente pericoloso per il terreno e per le falde sottostanti. Per questo il monitoraggio deve essere fatto sulle acque sotterranee e sul percolato".