
Mensa scolastica
Como, 2 docembre 2015 - E' servita a poco la presenza di oltre un centinaio di genitori lunedì sera nell’aula consigliare di Palazzo Cernezzi, pensavano di far cambiare idea a sindaco e Giunta, ma alla fine l’opzione è stata tra minestra e finestra e il centro unico di cottura da 700mila euro è passato, se pur con una votazione di misura con 16 voti a favore e 12 contro e un paio di astenuti tra le file della maggioranza. Sul piede di guerra i genitori, che nel giro di una decina di giorni hanno raccolto oltre duemila firme contro il provvedimento. Dalla loro parte i consiglieri di minoranza, che hanno presentato ben 17 emendamenti contro la creazione del punto unico di cottura nella scuola di via Isonzo. «Il servizio di refezione scolastica funziona così com’è, secondo un sondaggio piace all’82% dei bambini e al 90% delle famiglie – è intervenuta Anna Veronelli, capogruppo di Forza Italia – e funziona la scuola di via Isonzo.
Questa decisione non mi convince e come me la pensano duemila genitori, non piace e preoccupa il dirigente scolastico e il consiglio d’istituto di Como-Prestino. Questa decisione è stata presa troppo frettolosamente, la Giunta aveva tre anni e mezzo per prendere questa decisione, ma ha aspettato troppo a decidere. Trovo questa scelta sbagliata, scontenta tutti e si dovrà investire un milione e mezzo di euro per avviare il centro unico di cottura. Un progetto di questa importanza che riguarda 4mila bambini andava preso con tempi diversi e soprattutto si doveva condividere con i genitori e gli insegnanti». Contraria alla decisione del sindaco anche Eva Cariboni, tra le file della maggioranza. «Condivido le preoccupazioni dei genitori, questo progetto è frettoloso.
Non c’è una vera programmazione, ma solo dati parziali, non abbiamo dati concreti sui costi reali. Ci sono grossi dubbi sulla qualità del pasto, soprattutto in relazione ai tempi per il trasporto. Poi nelle scelte dell’amministrazione dovevano rientrare anche aspetti sociali, come il lavoro del personale oggi impiegato nel servizio. Specie considerando che i costi della refezione scolastica sono sostenuti al 90% dalle famiglie.
Questo milione e mezzo di euro si poteva investire in edilizia scolastica e non sulla mensa». Costernato anche Gioacchino Favara, consigliere Pd che ha cercato fino all’ultimo di far cambiare idea al sindaco Lucini. «Chiedo scusa alle famiglie per quello che sta accadendo è stata un’improvvisata che si poteva evitare – ha concluso - Non abbiamo i dati per fare un’analisi precisa e non sappiamo questi eventuali risparmi a chi andranno». Una decisione «lunare» secondo il capogruppo di Adesso Como, Alessandro Rapinese. «Per prendere questa decisione non vi siete confrontati con nessuno – ha tuonato - Nessuno in Italia si sogna di fare una mensa da 5mila pasti e da distribuire in 54 sedi, per di più con i problemi di traffico e viabilità di Como».