Una consulenza disposta dal magistrato, per verificare l’adeguatezza del guard rail che lo scorso 12 maggio era stato sfondato da Marisa Garovo, la donna di 70 anni di San Siro morta dopo essere finita nel lago con la sua auto, nel tratto all’altezza di Acquaseria. Dell’accertamento è stato incaricato l’ingegnere milanese Massimo Bardazza, già in passato consulente della Procura, che ieri ha svolto una serie di rilievi sul posto, da cui partiranno le valutazioni tecniche. Quel pomeriggio la donna era alla giuda di un’auto sostituiva. Dopo una sosta alla piazzola ecologica, si era diretta verso la Regina, perdendo il controllo dell’auto: dopo aver sfondato il guard rail, si era avviata a forte velocità verso quel tratto scosceso di una cinquantina di metri, che si apre direttamente sul lago.
Per ore, i sommozzatori dei vigili del fuoco avevano lavorato per ritrovarla, e per recuperare l’auto, che si era inabissata dopo aver sbalzato fuori dall’abitacolo la conducente, agganciata a un braccio meccanico e riportata in superficie. Fin da subito il sostituto procuratore Antonia Pavan, aveva disposto il sequestro del tratto di recinzione e dell’intera area, oltre alla stessa auto, nella prospettiva di svolgere gli accertamenti tecnici iniziati ieri: una recinzione in ferro formata da tre sbarre trasversali, che erano state completamente abbattute, facendo precipitare l’auto nella scarpata. Ma di fatto, nessuna normativa regolamenta le caratteristiche di queste strutture. L’ultima risale al 1992, e prescriveva l’adeguamento a standard di maggiore sicurezza solo in caso di rifacimento delle strutture di protezione, ma senza imporre l’adeguamento di quelle installate in precedenza. Una verifica che è comunque un atto dovuto, per arrivare a una ricostruzione completa del tragico incidente. Pa.Pi.