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Alpinista morto sul Monte Bianco, l'amico che era con lui: "Elia investito da una frana"

Il 19enne di Erba è precipitato dalla cresta del Brouillard

Elia Baraldi

Erba (Como), 7 agosto 2019 -  «Eravamo in un canale quando si è staccato un masso e subito c’è stata una frana di terra e detriti. È in quel momento che Elia è scomparso». Marco Binda, comasco, è lo scalatore che era in cordata con Elia Baraldi, il ragazzo di 19 anni morto precipitando dalla cresta del Brouillard domenica sul Monte Bianco. Elia era una ragazzo preparato.

Insieme avevano scalato il Pilastro Rosso e a portarlo via è stata una tragica fatalità. Nessuno dei due poteva prevedere ciò che sarebbe successo lungo il percorso che li doveva condurre fino alla vetta del Tetto d’Europa. «Stava andando tutto bene. Avevamo scalato il Pilastro Rosso lungo la via Bonatti. Domenica alle 13 eravamo sulla vetta del pilastro – ricorda Marco –. Ci siamo fermati per preparare un caffè. Andava tutto secondo i piani Abbiamo chiamato il papà di Elia. L’altra cordata che seguiva aveva scelto una via differente ed era indietro. Sarebbero arrivati più tardi. Così abbiamo deciso di proseguire lungo la cresta del Brouillard».

Un itinerario aratterizzato da risalti di roccia, camini, parti innevate, tratti di cresta aerea e “sfasciumi”. I due raggiungono il Picco Luigi Amedeo (4470 metri), dove vengono visti dalla seconda cordata che nel frattempo sta percorendo la cresta, e poi lo superano. Sono circa le 6 del pomeriggio quando si fermano per decidere cosa fare. Continuare o bivaccare per raggiungere poi il giorno successivo la vetta del Monte Bianco e quindi scendere. «Ci trovavamo dopo un tratto di neve, stavamo parlando. In quel momento eravamo slegati. All’improvviso si è staccata una parte del canale. Sassi e terra crollavano, una massa di detriti. Ed Elia è scomparso», ricorda Marco che è riuscito a dare l’allarme comunicando a distanza anche con la seconda cordata. I soccorsi però non riescono a raggiungerli, anche se il tempo rimane stabile.

Marco sotto choc deve affrontare un bivacco da solo mentre a tratti riesce a comunicare anche con il cellulare. «Alle 6 del mattino abbiamo sentito l’elicottero che probabilmente stava recuperando il corpo di Elia – spiega Davide Pontiggia, scalatore di Caslino d’Erba che faceva parte della seconda cordata –. La cresta però nel frattempo era chiusa nelle nubi e quindi abbiamo deciso di continuare per raggiungere Marco che aveva dovuto trascorrere la notte da solo dopo l’incidente. Poi abbiamo proseguito fino alla vetta del Bianco e ci siamo incamminati lungo il versante francese». La scomparsa di Elia Baraldi lascia una grande tristezza nell’Erbese, dove in molti ora ricordano il suo sorriso contagioso e l’intensa passione per l’arrampicata e per la musica.