REDAZIONE COMO

Scompare "Novocomum", l’opera di Musa dedicata a Terragni

L'arte coperta con due passate di vernice bianca

L'opera realizzata nel 2004 in via Ballarini

Como, 7 maggio 2019 -  L’essere uno dei cento artisti contemporanei italiani più quotati, non solo dai critici d’arte ma anche degli esperti di Class Cnbc che consigliano le sue opere come investimento, non ha salvato Fabrizio Musa dal subire un grande smacco nella sua Como alla quale ha dedicato tante opere e dove è nato il suo percorso creativo. «Novocomum» il grande affresco, anzi wall-paint realizzato nel 2004 in via Ballarini per celebrare in maniera creativa un altro comasco geniale, Giuseppe Terragni, sta per essere definitivamente cancellato. Fatte le debite proporzioni è po’ come se a Londra si decidesse di passare una bella mano di bianco su un’opera di Banksy. Anzi in città la situazione è ancor più padossale visto che Musa venne anche autorizzato, nel lontano 2004, tanto da compiere la sua grande opera alla luce del sole come dimostra un video ancora disponibile in rete. Incredibilmente fu d’accordo Palazzo Cernezzi che contro i murales non ha mai avuto posizioni particolarmente progressiste e anche la proprietà dell’edificio, probabilmente perché c’era la sensazione di realizzare non un semplice omaggio ma una vera opera d’arte.

E così l’hanno recepita anche i comaschi che di fronte all’enorme affresco per quindici anni ci sono passati tutti i giorni, spesso senza neppure sapere chi fosse stato a dipingerlo ma comunque riconoscendo la genialità dell’opera. Tutto ciò non è bastato a salvarla, da ieri non artisti ma semplici imbianchini hanno iniziato a rimuoverla dalla facciata dell’edificio che nel frattempo ha cambiato proprietà. Due mani di bianco serviranno a cancellarla, per sempre, e al posto delle finestre dipinte se ne apriranno alcune vere. A quanto sembra a Palazzo Cernezzi qualcuno negli uffici ha avvertito che forse si stava compiendo uno scempio, ma la proprietà aveva tutte le carte in regola.

Non l’hanno presa bene, com’era logico, gli esponenti della cultura cittadina dall’architetto Attilio Terragni, discendente del padre del Razionalismo, che parla di una «giornata triste per la cultura a Como» all’ex assessore Sergio Gaddi secondo il quale il Comune avrebbe potuto fare un tentivo per convincere i privati a salvare l’opera. Non commenta Fabrizio Musa, ma suonano profetiche le parole con cui descrisse Novocomum quindici anni fa. «Realizzare opere pubbliche come questa e tante altre ancora è stata una bella sfida, che ho accettato con entusiasmo – spiegò - È bello veder crescere l’opera momento per momento, saperla condivisa con i cittadini attimo per attimo. Opere come Novocomum XXL e Sant’Elia XXL sono un segno tangibile, una presenza di arte pubblica nella mia città». Quindici anni dopo anche l’arte è stata liquidata, inesorabilmente tra la proprietà dei muri e quella intellettuale ha vinto la prima.