Sono ancora tanti i misteri irrisolti del tesoro romano di Como, ritrovato quasi per caso il 5 settembre 2018 nel corso dei lavori di scavo sotto il palcoscenico del Teatro Cressoni. Delle oltre mille monete d’oro ritrovate la metà è stata coniata tra il 395 e il 472 d.C. nella zecca di Mediolanum (639 esemplari) e gli altri dopo il 455 (744 solidi) appena una manciata di anni prima la cadura dell’Impero Romano d’Occidente, che per convenzione si fa risalire al 476 d.C. anno in cui fu deposto l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo. Un pool di archeologi, storici, numismatici e scienziati ha studiato ogni aspetto del tesoro, che oltre alle monete conta anche alcuni gioielli, ma i segreti da svelare sono ancora tanti. Tra i pochi punti fermi c’è il periodo in cui fu sepolto, compresa tra aprile o luglio del 472 d.C. e il 22 ottobre o il 2 novembre dello stesso anno, ma rimane un mistero chi possa aver occultato in un recipiente di pietra ollare un simile patrimonio. Secondo gli studiosi potrebbe essere un ricco possidente, magari un senatore, legato a Ricimero che all’epoca controllava l’Italia settentrionale ma era in guerra con il suocero Antemio, oppure il tesoro potrebbe essere appartenuto a un’istituzione pubblica. Fatto sta che chi l’ha sepolto in grande fretta non è mai venuto a recuperarlo e così per 1.500 dopo quelle monete sono state dimenticate trasformandosi in uno straordinario tesoro.
R.C.