Como - Man mano che si aggiungono dettagli e riscontri nella ricostruzione dell’omicidio di Giuseppe Mazza, l’uomo di 76 anni ferito mortalmente alla gola lo scorso 11 agosto in via Giussani, sembra consolidarsi definitivamente l’ipotesi che quel delitto, commesso senza motivo, sia stato l’ennesimo gesto di aggressività fuori controllo di Omar Querenzi, 33enne di Albiolo.
Il culmine del suo tragitto iniziato quando era stato dimesso dal pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna, dopo un ricovero di alcune ore per problemi connessi alla tossicodipendenza. Da quel momento, forse dopo un'ulteriore assunzione di droga, i suoi movimenti sono stati tutti ricostruiti dagli investigatori della Squadra Mobile.
A partire da via Magni, dove ha preso da un cassonetto una bottiglia vuota di vino rosso, spaccandola, davanti agli occhi di un paio di testimoni. Ha poi aggredito il bimbo alla fermata del bus, minacciato una famiglia poco più avanti, raggiunto via Giussani dove ha ferito alla gola un ragazzo di 24 anni a cui aveva chiesto un’informazione. Le telecamere hanno inquadrato tutta l’aggressione, mostrando Querenzi che si avvicina, la vittima che alza un braccio per indicargli la strada e il colpo che lo ha raggiunto, rischiando di ucciderlo.
Altre telecamere, poco dopo, lo vedono entrare nella zona in cui è stato ucciso Mazza, sempre in via Giussani, e uscire circa 40 secondi dopo. Ora i rilievi tecnici stanno attendendo la conferma di dettagli che potrebbero chiudere definitivamente questa vicenda. L’analisi delle macchie di sangue sulla maglietta di Querenzi, affidata al genetista di Pavia Carlo Previderè, e la compatibilità dei frammenti di vetro recuperati: un pezzetto nel collo di Mazza, su cui sono leggibili due lettere, e un pezzo di etichetta nella sua mano, entrambi compatibili con la bottiglia gettata da Querenzi e recuperata a terra dalla polizia.