PAOLA PIOPPI
Cronaca

Omicidio di Candido, il 17enne incastrato dal Dna trovato sul coltello: i genitori avevano autorizzato il prelievo

Il ragazzo fermato respinge le accuse e non risponde al pm. Oggi l’interrogatorio. Resta il giallo sul movente, le due ipotesi: una rapina o uno screzio passato. L’alibi del ragazzino (“Ero a scuola guida”) non ha convinto gli investigatori

Carabinieri davanti all'abitazione della vittima, Candido Montini (nel riquadro)

I carabinieri mettono i sigilli all’esterno della casa di Candido Montini a Garzeno

Garzeno (Como) – Una sola traccia ematica rimasta sull’impugnatura del coltello da cucina utilizzato per uccidere Candido Montini il 24 settembre. Arma abbandonata poco distante dall’abitazione di Catasco di Garzeno, ma per i Ris ancora utile a estrarre il dna che ora la lega al diciassettenne portato al minorile Beccaria, fortemente indiziato di essere l’autore di quel delitto. A radicare i sospetti è stato l’esito positivo giunto domenica notte, al termine del raffronto con il tampone effettuato a tutta la famiglia una settimana fa, quando gli stessi genitori avevano autorizzato anche il prelievo per il figlio minorenne.

Dal punto di vista scientifico, la sovrapponibilità si calcola osservando il numero di marcatori identici: se superiori a una ventina, come sembrerebbe in questo caso, la possibilità che esista un’altra persona con questo stesso profilo genetico è di una ogni miliardo. Chi impugnava quel coltello potrebbe essersi prodotto una ferita lieve, ormai rimarginata a distanza di quasi un mese, ma sufficiente a lasciare la propria firma.

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Partendo da questo esito che motiva il fermo, i carabinieri del Reparto Investigativo di Como stanno comunque procedendo con ulteriori accertamenti, perché tanti aspetti non hanno ancora una risposta. Innanzitutto il movente: il ragazzo, dopo alcuni tentativi di negare, non ha fatto alcuna dichiarazione, e durante l’interrogatorio con il sostituto procuratore dei minori, Myriam Iacoviello, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Oggi sarà nuovamente interrogato dal giudice per la convalida, e potrà decidere se rispondere: è accusato di omicidio volontario, della rapina del portafogli della vittima, trovato vuoto in un pollaio a pochi metri da casa di Montini, e del porto in luogo pubblico del coltello. Le motivazioni più logiche sono due: un tentativo di furto o di rapina degenerato, a fronte della totale e anomala assenza di denaro contante nella casa del pensionato, oppure uno screzio tra i due avvenuto in precedenza. Possibilità, quest’ultima, su cui sono in corso verifiche.

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Intanto lunedì, quando il ragazzo è stato portato in caserma a Como, i carabinieri hanno proceduto alla perquisizione della sua abitazione, alla ricerca di qualunque elemento utile a integrare le indagini. Tra cui l’alibi: il ragazzo stava frequentando la scuola guida per la patente della moto, dove sarebbe andato anche il giorno dell’omicidio, nel primo pomeriggio. Ma l’autopsia colloca la morte tra le 12 e le 16, lasciando quindi un range di possibilità molto ampio. L’unica telecamera presente nella zona di via ai Monti non lo avrebbe ripreso passare, ma è un dettaglio poco indicativo: il diciassettenne abita nella stessa frazione con la famiglia, e non necessariamente per raggiungere l’abitazione doveva passare sotto la telecamera.

Lunedì sera i genitori sono stati nuovamente risentiti dai carabinieri, anche per cercare di capire gli spostamenti del ragazzo di quel giorno, ma possono comunque scegliere di rimanere in silenzio a tutela del figlio. Senza occupazione, la scuola interrotta, una passione per la musica trap che lo aveva portato anche a esibirsi in qualche video autoprodotto, il diciassettenne da tempo si accompagnava con alcuni ragazzi della zona conosciuti ai militari come autori di piccoli reati, alcuni del quali coinvolti in una recente indagine. Un aspetto, anche questo, che ha attirato l’attenzione di chi sta indagando.