Cadorago (Como), 12 ottobre 2020 - «Essere vendicativo non significa essere un calunniatore". Così le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luciano Nocera, rese alla Corte d’Assise di Como nell’accusare Bartolomeo Iaconis e Luciano Rullo di essere il mandante e l’esecutore dell’omicidio di Franco Mancuso, si sono rivelate fondamentali per arrivare alla condanna all’ergastolo per entrambi. L’omicidio risale all’8 agosto 2008, quando Mancuso fu ucciso a colpi di pistola, mentre si trovava nel cortile del bar Arcobaleno a Bulgorello di Cadorago. L’indagine era rimasta a lungo ferma, nell’impossibilità di raccogliere sufficienti elementi che potessero dimostrare la colpevolezza dei due imputati.
Fino al 2017, quando Nocera, personaggio centrale della criminalità comasca, decise di iniziare a collaborare con la Dda di Milano. Depositario di una quantità incalcolabile di informazioni, aveva rivelato i motivi dell’omicidio – vendicare la lite e gli scatti di rabbia che Iaconis aveva subito da Mancuso qualche settimana prima – oltre a una serie di dettagli che non erano mai stati pubblicamente resi noti. Nelle motivazioni della sentenza letta il 6 luglio, i giudici ricordano che Nocera, nella sua testimonianza, non aveva nascosto i motivi di delusione e risentimenti verso gli imputati: era stato legato da amicizia e da affari con entrambi, ma quei rapporti si erano poi deteriorati, facendo nascere il sospetto che quelle accuse avessero un fine vendicativo.
Tuttavia, scrive la sentenza, "il racconto di Nocera non è strutturato in termini calunniosi: un racconto calunnioso ha caratteristiche molto più semplici e lineari, tali da non poter essere facilmente smentito". Invece Nocera aveva parlato a lungo, elencato dettagli convergenti con altri elementi di indagine, indicato persone, a volte era scivolato nelle incertezze o in qualche contraddizione, a causa difficoltà a ricordare accadimenti di oltre 10 anni fa, relativi a un fatto nel quale non era coinvolto, e che gli interessava marginalmente. Una condotta che i giudici hanno ritenuto genuina e credibile.