ROBERTO CANALI
Cronaca

Como, la grande fuga in Svizzera dei medici di frontiera. A Cantù sala gessi solo “in orari d’ufficio”

L’Asst correi ai ripari dell’Asst per assumere in fretta e furia medici e primario. E intanti “a luglio visite a Milano o a Varese". I dati Ocse: in tre anni oltreconfine 2.526 dottori e 2.342 infermieri

L'esterno dell'ospedale Sant'Anna di Como

L'esterno dell'ospedale Sant'Anna di Como

Como – Più corteggiati di George Clooney quando indossava i panni del dottor Ross in ER, i medici vanno letteralmente a ruba in quel di Como. Più che il fascino del camice bianco ad avere un’irresistibile attrazione sono loro verso gli ospedali e le cliniche svizzere dove, a parità di orario, ricevono stipendi anche tre o quattro volte superiori, oltre a benefit come la casa o l’auto aziendale. Proprio quello che manca da questa parte del confine dove l’unico rimedio finora individuato è stato il contributo per finanziare il Sistema sanitario, più simile a una vera e propria tassa, da far pagare ai vecchi frontalieri secondo un’aliquota che varia dal 3 al 6% del reddito annuo netto. Nelle intenzioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il balzello dovrebbe servire a pagare di più i medici che lavorano nelle zone di confine, ma per ora è riuscito solo a far arrabbiare i frontalieri italiani che si sono attribuiti la patente di “tartassati”.

Del resto è un po’ tardi per chiudere la stalla, dal momento che i medici sono scappati da un pezzo in Canton Ticino. Secondo i dati dell’Ocse tra il 2018 e il 2021 si sono trasferiti oltreconfine, in maniera stabile o come pendolari, 2.526 medici e 2.342 infermieri che si sono aggiunti agli oltre 17.500 camici bianchi che avevano maturato la loro scelta a partire dall’inizio del nuovo millennio.

Inutile dire che più ci si avvicina al Canton Ticino più gli effetti di questa fuga dalla sanità di frontiera sono visibili. In provincia di Como ad esempio è impossibile trovare ortopedici nelle strutture pubbliche. L’Asst Lariana è dovuta correre ai ripari attraverso una convenzione con il Gaetano Pini di Milano e l’Asst Sette Laghi. "Nell’ambito della rete regionale del Trauma maggiore abbiamo definito un percorso con queste realtà in modo da rispettare i tempi di cura e assistenza – spiega la direttrice sanitaria di Asst Lariana, Brunella Mazzei –. In attesa dell’arrivo del nuovo primario, per il mese di luglio si è reso necessario predisporre una riorganizzazione delle attività della struttura di Ortopedia e Traumatologia. L’incarico di direttore della struttura dell’ospedale Sant’Anna è stato conferito a Michele Francesco Surace, professore associato all’Università degli Studi dell’Insubria, che prenderà servizio a partire dal 1 agosto. L’arrivo del primario sarà accompagnato dall’assunzione di un gruppo di medici che hanno partecipato ai bandi emessi negli scorsi mesi da Asst Lariana. A partire dal 1 agosto, infatti, è prevista l’assunzione di 4 ortopedici e di 3 specializzandi ed entro luglio, verrà, poi, espletato un ulteriore concorso al quale sono iscritti 8 professionisti".

A Cantù dallo scorso 18 maggio non ci sono più ortopedici e i pazienti che si presentano al Pronto soccorso con patologie non urgenti, ma comunque pur sempre con fratture, sono "rinviati il giorno lavorativo successivo". La sala gessi è infatti attiva dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18 e il sabato dalle 8 alle 12, quindi chi si rompe un braccio o una gamba è invitato a presentarsi “in orario d’ufficio”.

"Sono sospesi sia l’attività chirurgica programmata che i relativi ricoveri in Ortopedia – spiega Asst Lariana –. Per l’attività ambulatoriale, ovvero prime visite e controlli, sulla base della disponibilità del personale, nel mese di giugno, gli appuntamenti saranno rimodulati dal martedì al venerdì". Un terremoto provocato dalla dimissione in blocco di 3 ortopedici. Nonostante i concorsi e i bandi per incentivare sia i medici in servizio sia quelli in pensione, richiamati indietro con un compenso di 100 euro l’ora, la coperta continua a rimanere troppo corta. All’ospedale Moriggia-Pelascini di Menaggio, da anni in sofferenza, è scoppiato un putiferio nei giorni scorsi perché l’assessore al Welfare Guido Bertolaso se n’è uscito con l’idea di chiudere il Pronto soccorso, salvo poi fare marcia indietro di fronte alla reazione di sindaci e residenti. Il problema però rimane: sul lago dei vip è impossibile trovare un alloggio in affitto in alta stagione e così i medici, anziché i pendolari, preferiscono trasformarsi in frontalieri.