Como - È salito alla gloria degli altari il comasco padre Giuseppe Ambrosoli, proclamato beato ieri di fronte a oltre 20mila pellegrini che hanno partecipato alla cerimonia nel cuore della sua eredità, non solo spirituale, più grande: l’ospedale di Kalongo che grazie a lui è diventato uno dei più importanti dell’Uganda. Una storia straordinaria quella di padre Ambrosoli, nato nel 1923 a Ronago, al confine con la Svizzera, figlio del fondatore della celebre azienda di caramelle e prodotti a base di miele. Giuseppe però fin da ragazzo decise di seguire un’altra strada e dopo la laurea in Medicina e Chirurgia, alla fine della Seconda guerra mondiale, specializzatosi alla Tropical Desease School di Londra, si dedicò ai poveri fino alla consacrazione a sacerdote avvenuta a Milano il 17 dicembre 1955 per mano dell’allora arcivescovo monsignor Montini.
Nel febbraio 1956 venne chiamato a Kalongo, villaggio della savana a Nord dell’Uganda, per prestare opera in un piccolo dispensario comboniano. Grazie alla sua dedizione e alle capacità chirurgiche e imprenditoriali, nacque l’ospedale con oltre 300 posti letto in grado di garantire assistenza qualificata alla popolazione locale e alle fasce più deboli e vulnerabili come donne e bambini. La scuola di ostetricia, St Mary’s Midwifery School, fondata nel ’59 è riconosciuta come una delle migliori del Paese.
Il «medico della carità" morì il 27 marzo del 1987, nel corso della guerra civile in Uganda, dopo essere stato costretto dai militari a evacuare l’ospedale. "Ha curato le ferite del corpo e dell’anima – ha ricordato monsignor Luigi Bianco, nunzio apostolico in Uganda – spendendo tutto se stesso". La sua figura è stata ricordata anche dal cardinale Oscar Cantoni in una messa di ringraziamento nel Duomo di Como.