Como, 25 novembre 2016 - Dove hanno fallito politici e ingegneri adesso cercheranno di metterci una pezza giudici e avvocati. È iniziato ieri mattina a Como il processo per lo scandalo paratie, con il difficile compito di stabilire cosa non ha funzionato nel maxi-cantiere che avrebbe dovuto difendere la città dalle piene del lago e invece si è trasformato in un’opera incompiuta di dimensioni colossali: un buco da oltre 30 milioni di euro con il costo dei lavori, fermi ormai da quattro anni, che è lievitato di tre volte rispetto alle stime originarie. Sul banco degli imputati ci sono i dirigenti dei settori Opere Pubbliche e Strade di Palazzo Cernezzi, gli ingegneri Antonio Ferro, Pietro Gilardoni e Antonio Viola, insieme ad Antonella Petrocelli che fino al 31 maggio dello scorso anno era dirigente generale del Comune. A processo insieme ad altri funzionari e alcuni imprenditori privati sono accusati a vario titolo di turbativa d’asta, falso in atto pubblico, divulgazione di segreto e addirittura nei casi più gravi addirittura di corruzione.
Non è un caso che ieri mattina contro di loro si sia costituito parte civile il Comune di Como, un atto dovuto dopo che sul registro degli indagati erano finiti anche l’attuale sindaco, Mario Lucini, e il suo predecessore Stefano Bruni. «Chissà se finirà prima il processo o i lavori sul lungolago», si scommetteva ieri mattina nei bar della città, tra tifosi del pm Pasquale Addesso, che dopo l’inchiesta dell’Anticorruzione ha deciso di scoperchiare il vaso di Pandora e quelli di Roberto Maroni, il Presidente della Lombardia che all’inizio di ottobre ha deciso di revocare a sé il cantiere, promettendo di rimettere in moto l’opera. Comunque andrà a finire uno smacco per quella che fino a qualche anno fa si considerava la più svizzera tra le città italiane.
Per risalire alla prima volta in cui da queste parti si è pronunciata la parola paratie bisogna tornare al 1992, quando la Legge regionale Valtellina assegnò a Como un contributo di 16 miliardi di lire per la realizzazione di opere che avrebbero dovuto difendere piazza Cavour dalle esondazioni del Lario. Il 90% del progetto riguardava opere di natura idraulica, con la realizzazione di due vasche di laminazione, il restante l’arredo urbano. A oggi i costi dei lavori, consegnati dalla ditta appaltatrice Sacaim spa l’8 gennaio 2008 - società che nel frattempo è stata commissariata, diventando Sacaim srl - sono passati dagli iniziali 11 milioni di euro a 31 milioni. Realizzando poco più di un terzo del progetto originario, tra l’altro finito al centro delle contestazioni della Provincia che ha minacciato di sollevare un provvedimento per danno ambientale. Dal 19 dicembre 2012 il cantiere è fermo, bloccato dalla stessa Amministrazione comunale. Il 22 maggio 2012, la nuova giunta guidata dall’attuale sindaco, Mario Lucini, ha rivisitato il progetto in corso, introducendo la terza variante d’opera, finita al centro dell’indagine aperta dal sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso. Il finale lo scriveranno i giudici nei prossimi anni, visto che da esaminare ci sono migliaia di pagine tra progetti, atti e intercettazioni.